Gheorghe Petraşcu (1872–1949), Venezia, olio su tela, cm 36,1x25,5, firma in basso a destra: «G. Petraşcu, [1]939», collezione della Pinacoteca del Museo Civico di Bucarest (Romania)
Pur amando profondamente i pellegrinaggi fatti fin dalla giovinezza a Londra, L’Aia, Amsterdam, Berlino, Monaco di Baviera, Vienna, Bruxelles, Senlis, Zurigo, Berna, Basilea, Stoccolma o Toledo, Gheorghe Petraşcu (1872–1949), uno dei massimi pittori romeni dell’inizio del XX secolo, rimase più di ogni altro luogo impressionato da Venezia, una città che sembra un museo. La scoprì nel 1902 durante un viaggio in cui ebbe l’occasione di apprezzare l’arte dei grandi maestri, come Rembrandt, Rubens, Tiziano o Velasquez, dai quali venne profondamente colpito. A partire dal primo viaggio veneziano nel 1902, il pittore tornò spesso in questa città e rimase affascinato dalle vedute panoramiche del Palazzo dei Dogi o di Palazzo Ca’ d’Oro, del Ponte di Rialto, della Basilica di San Marco o del maestoso Campanile. Con gli elementi che gli vengono offerti dagli scorci della città lagunare, Petraşcu costruirà una città nuova, affascinante e realistica, vista in maniera più materica e pesante, con cieli meno trasparenti, tavolozze più scure e mura sanguigne, dettagli che plasmano una Venezia che gli appartiene. Con queste parole lo scrittore e critico letterario George Călinescu definì la Venezia di Petraşcu: «i drammatici paesaggi veneziani di Petraşcu, molto più profondi di quelli di Canaletto, [sono] decomposizioni in colori pesanti e sontuosi di un “cadavere” di città». Da qui gli ottimi esiti artistici, di valore universale, che lo pongono al fianco dei grandi pittori di Venezia e che fanno delle «Venezie» di Petraşcu i vertici della sua produzione. La sua visione aveva già preso corpo nel 1939, anno a cui si lega la realizzazione della presente opera, conservata nella Pinacoteca del Museo Civico di Bucarest.
L’artista raffigura una tipica palazzina veneziana, realisticamente dipinta con tonalità di ocra e sfumature di bianco–grigio, che si affaccia sul Canale Grande. Le acque dell’Adriatico sono redatte con una coloristica forte e densa, utilizzando il blu acciaio e verdastro.
(scheda a cura di Ana Maria Măciucă; traduzione italiana di Anita Paolicchi)
Elena Popea (1879–1941), Venezia, olio su cartoncino, cm 29x38,5, firma in basso a destra: «E. Popea», 1929 [?], collezione della Pinacoteca del Museo Civico di Bucarest (Romania)
Elena Popea (1879, Braşov–1941, Bucarest) è stata un’importante personalità dell’arte interbellica, venendo considerata una delle fondatrici della pittura femminile romena. Popea è stata una seguace convinta delle correnti moderniste, sperimentando, in maniera personale, stili come il postimpressionismo, l’espressionismo e il cubismo. Nata a Braşov, ha studiato filologia a Leipzig e poi pittura a Berlino e Monaco di Baviera, prendendo lezioni di pittura da professori come Angelo Jank, Jordan Jakob e la pittrice Caroline Kempter. Il debutto di Elena Popea è avvenuto a Sibiu, nel 1905, in un’esposizione nazionale organizzata da ASTRA (Associazione Transilvana per la Letteratura Romena e la Cultura del Popolo Romeno). In seguito, l’artista ha partecipato anche ad altre esposizioni a Cluj e Bucarest. Durante la Prima Guerra Mondiale e negli anni successivi la pittrice ha vissuto nella capitale francese, esponendo alla Galleria Nazionale del Jeu de Paume e al Salon des Indépendants, e continuando a studiare pittura con Lucien Simon. Tornata in Romania subito dopo la guerra, Popea ottenne una borsa che le ha permesso di continuare gli studi a Parigi, iniziando a studiare con André Lothe, nel 1922, all’Académie de la Grande Chaumière a Montparnasse. Dopo aver completato gli studi, Elena Popea ha continuato a risiedere a Parigi, tornando spesso in Romania e viaggiando molto in Inghilterra, Paesi Bassi, Italia, Spagna, Siria, Palestina, Egitto. Ha esposto, inoltre, nelle grandi capitali europee (Parigi, Londra, Bruxelles, Varsavia, Amsterdam e L’Aia), ma anche nelle gallerie di Bucarest.
La Pinacoteca del Museo Civico di Bucarest conserva nella sua collezione una sola opera realizzata a Venezia da Elena Popea (probabilmente nel 1929). In questo paesaggio la pittrice pone l’accento sulla rappresentazione della costruzione architettonica e sulla messa in risalto dell’atmosfera della splendida città italiana, ricorrendo a una chiara delimitazione del contorno delle forme, a colori densi con un’alternanza fluida di luci e ombre e a una trasposizione raffinata dei toni caldi e freddi. Il dipinto raffigura il porticato degli edifici che si affacciano sul Rio San Felice, nel sestiere Cannaregio di Venezia, contigui al Ponte Ubaldo Belli. Lo sguardo dell’artista è rivolto al canale sul quale si scorgono due gondole tratteggiate in maniera piuttosto schematica.
(scheda a cura di Elena Olariu; traduzione italiana di Anita Paolicchi)
Ştefan Popescu (1872–1948), Venezia, olio su cartoncino, cm 49x64,5, firma in basso a sinistra: «Şt. Popescu, [19]23», collezione della Pinacoteca del Museo Civico di Bucarest (Romania)
«Venezia», firmata da Ştefan Popescu, si numera fra le opere d’arte provenienti dalla collezione del Museo «Anastase Simu» e oggi conservate nella Pinacoteca del Museo Civico di Bucarest. Secondo quanto riportato nel catalogo del Museo «Anastase Simu», pubblicato nel 1937, il dipinto rappresenta una donazione fatta all’istituzione museale da parte di Sofia Popescu. Nel Museo «Anastase Simu» il dipinto era esposto nella seconda sala, dedicata all’arte romena. L’opera, realizzata nel 1923, anno in cui l’artista aveva compiuto un viaggio a Venezia, rappresenta un paesaggio urbano–portuale dominato dalla Chiesa di Santa Maria della Salute. Nel 1927 questo dipinto venne incluso nel «Catalogo dell’esposizione retrospettiva degli artisti romeni pittori e scultori degli ultimi 50 anni», organizzato dall’Ateneo Romeno.
Ştefan Popescu ha studiato pittura e disegno presso l’Akademie der Bildenden Künste di Monaco di Baviera e all’École nationale supérieure des beaux-arts di Parigi, ed è stato membro fondatore della Società dei giovani artisti romeni «Tinerimea Artistică». Popescu, inoltre, è uno dei 36 pittori romeni che vennero scelti per rappresentare la Romania alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia del 1924: in tale occasione, il pittore espose alcuni paesaggi danubiani e un’opera intitolata «La Balcic» [«A Balcic»]. La sezione dedicata alla Romania venne organizzata in due sale del Padiglione Centrale dei Giardini della Biennale. Il Commissario generale italiano era Gian Battista Bombardella, mentre il coordinamento nazionale romeno venne affidato al pittore Arthur Verone e al professor Ioan D. Ştefănescu. Ruxandra Juvara–Minea e Daria Ghiu, che hanno scritto sulla partecipazione della Romania alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, ricordano nei loro studi un articolo di presentazione intitolato «L’arte romena all’Esposizione internazionale di Venezia», firmato proprio da Ştefan Popescu e pubblicato dalla rivista «Gîndirea», III, n. 16, 1924, che appariva a Cluj. Successivamente troviamo Ştefan Popescu anche in altre edizioni della Biennale, rispettivamente nel 1938 e nel 1942. Importante è stata la sua partecipazione, con numerosi paesaggi romeni e stranieri, alla XXI edizione (1938), in cui ha esposto nel Padiglione Romeno opere di grande pregio, assieme al noto pittore Gheorghe Petraşcu.
L’opera presentata nell’ambito di questa mostra on-line rappresenta alcuni velieri accostati alla banchina, a Fondamenta Zattere ai Saloni, mentre sul fondale emerge l’imponente architettura di un emblematico edificio di culto veneziano, la Chiesa di Santa Maria della Salute, vista dalla parte del Canale della Giudecca, con la sua maestosa cupola centrale e il grande corpo della chiesa che domina il campo visivo.
(scheda a cura di Angelica Iacob; traduzione italiana di Anita Paolicchi)