«Venezia e la sua laguna: lo sguardo degli artisti romeni del lungo Novecento»: Corneliu Baba, Nicolae Dărăscu, Augustin Lucici

Corneliu Baba (1906–1997), Venezia, olio su cartoncino, N. inv. 376, firma in basso a destra: «Baba», senza data [ma risalente probabilmente al 1969/1970], collezione del Museo Regionale Argeş di Piteşti (Romania)

Corneliu Baba (1906, Craiova–1997, Bucarest), studiò inizialmente con suo padre, il pittore Gheorghe Baba noto per i suoi affreschi di tema religioso realizzati nelle chiese greco–ortodosse romene, per poi proseguire per un breve periodo, nel 1926, presso l’Accademia di Belle Arti di Bucarest, ma senza diplomarsi. Si trasferì a Iaşi, dove poté avvalersi del sostegno del pittore e docente universitario Nicolae Tonitza, e qui si diplomò, nel 1938, presso la locale Accademia di Belle Arti, dove in seguito insegnò, prima come assistente (1939) strutturato presso il Dipartimento di Pittura, quindi come professore di ruolo dal 1946. Dal 1958 si trasferì a Bucarest, dove insegnò fino al 1977 all’Istituto Universitario di Belle Arti «Nicolae Grigorescu». Baba fu esponente di una pittura realistica piuttosto peculiare, e le sue opere del secondo dopoguerra avviarono una rilettura della tradizione della scuola pittorica romena, rifacendosi per certi aspetti al postimpressionismo e alle esperienze del tardo cubismo. Nel 1954 espose per la prima volta alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia. Abile disegnatore, ottenne nel 1960 la medaglia d’oro all’Esposizione internazionale del libro illustrato di Lipsia. Stimato e apprezzato per il suo lavoro, ricevette numerosi riconoscimenti e onorificenze: «Artista del Popolo» (1963), il «Merito Culturale» (1971), la «Stella della Repubblica» (1973), il Premio per ritratto alla Mostra Internazionale di pittura realista di Sofia (Bulgaria) (1989), il Premio Speciale dell’Unione degli Artisti Plastici della Romania (1990). Membro delle Accademie d’Arte dell’Unione Sovietica e della Repubblica Democratica Tedesca, membro corrispondente (1963) e poi effettivo (1990) dell’Accademia Romena delle Scienze, Corneliu Baba è ritenuto uno dei grandi maestri della pittura contemporanea romena. Sfruttando tutte le potenzialità degli effetti di luce e ombra, Baba compose i suoi dipinti attraverso una geometria proiettiva dell’immagine, creando una sensazione di solidità e stabilità, come si riscontra nei paesaggi veneziani. Fu un eccelso ritrattista e sembrò ispirarsi più al filone dell’accademismo che al modernismo. Non aderì in pieno ai dettami del realismo socialista, pur dipingendo la vita aspra e dura dei contadini, ma propose un proprio stile pittorico che fu definito «babismo» dalla critica d’arte romena.

Il quadro esposto nella mostra on-line ritrae due edifici veneziani che si affacciano su un canale dove spunta una gondola attraccata alla riva. La composizione del quadro è semplice, ed esprime la più tipica maniera espressiva del pittore. Baba utilizza una gamma cromatica limitata: rosso carminio, ocra, blu di Prussia e nero brunito. L’effetto di luce si basa sul contrasto fra tinte spente chiare e scure, con pennellate dense e pastose che producono il risultato di esaltare entrambi gli edifici. A tergo reca una nota che menziona la presenza, nel 1973, del quadro alla Triennale dei Paesi socialisti di Sofia (Bulgaria).

[scheda a cura di Cristian Luca]


Nicolae Dărăscu (1883–1959), Mercato a Venezia, olio su cartoncino, N. inv. 246, firma in basso a destra: «Dărăscu», senza data [ma risalente probabilmente al 1946/1948], collezione del Museo Regionale Argeş di Piteşti (Romania)

Nicolae Dărăscu (1883, Giurgiu–1959, Bucarest) fu uno dei più importanti pittori romeni del Novecento: artista rappresentativo della scuola nazionale di pittura che lui stesso contribuì a plasmare, in un clima culturale, fecondo e aperto a nuove idee, che segnò un salto di qualità delle arti visive in Romania nei primi decenni del XX secolo. Paesaggista per antonomasia, Dărăscu subì, durante il periodo di formazione e nei successivi soggiorni di lavoro in Francia, l’influsso degli ambienti impressionisti e di artisti neoimpressionisti, diventando uno dei migliori esponenti di queste correnti artistiche nella Romania del primo dopoguerra. Nicolae Dărăscu ha studiato pittura all’Accademia di Belle Arti di Bucarest, tra il 1902 e il 1906, sotto la guida del pittore accademista George Demetrescu Mirea. Conseguita la Laurea in Pittura, Dărăscu ottenne una borsa di studio per perfezionarsi presso l’Accademia Julian di Parigi, che egli desiderava frequentare, da una parte, perché spinto dall’ammirazione per gli artisti Nicolae Grigorescu e Ştefan Luchian, entrambi formatisi in questa celebre istituzione privata, dall’altra perché condivideva con i neoimpressionisti non poche concezioni estetiche. All’epoca, infatti, Dărăscu era alla ricerca di una propria identità artistica, diversa da quella proposta in Romania da una creatività ancora legata alla tradizione dell’accademismo. Nel periodo parigino, Dărăscu studiò e lavorò dapprima all’Accademia Julian, sotto la guida di Jean–Paul Laurens, negli anni 1906–1907, quindi passò alla École des Beaux-Arts, studiando con Luc–Olivier Merson. Viaggiatore instancabile, che prediligeva la tecnica pittorica «en plein air», visse e lavorò nella Francia meridionale, a Tolone e a Saint-Tropez (1908), poi si trasferì a Venezia (1909) e da qui nelle verdeggianti campagne romene, disseminate di casali, frutteti, pascoli e tenute agricole; infine raggiunse il litorale del Mar Nero, in particolare Mangalia e Balcic, nella Dobrugia meridionale (1919). Rimase, comunque, fortemente legato agli ambienti artistici occidentali anche dopo il ritorno in patria, continuando ad ampliare i suoi orizzonti nella ricerca di nuove forme di espressione artistica. Dărăscu divenne uno dei paesaggisti maggiori e più originali, incisivi e dinamici, della scuola romena di pittura del primo Novecento, attestandosi tra i protagonisti dell’arte romena del primo dopoguerra. I primi tre decenni del Novecento furono probabilmente il periodo di maggior fermento dell’arte romena, di pari passo con il processo di modernizzazione della cultura e della società della Romania. Per la forza espressiva e la vitalità cromatica della sua opera, Dărăscu interpretò il genere del paesaggio secondo chiavi di lettura prevalentemente neoimpressioniste.

Nei dipinti di Nicolae Dărăscu, il rapporto tra luce e colore si coniuga con la sensibilità che l’artista dimostra per il frenetico ritmo della vita quotidiana. Questa sensibilità è facilmente percepibile nelle tele che raffigurano paesaggi delle città portuali europee, nelle quali Dărăscu si trovò spesso a suo agio nel dipingere «en plein air» da varie angolature, impiegando una cromatica piuttosto costante: tonalità di blu, verde, rosso, giallo e a volte anche di indaco, bianco e nero. Pur eccellendo nei paesaggi marini e mediterranei, Dărăscu era affascinato dai giochi di luce che modulano il paesaggio rurale romeno, soprattutto nelle aree collinari, dove la linea dell’orizzonte si confonde con l’ondulato profilo delle alture pedemontane, ricoperte di pascoli e boschi di latifoglie. Quando l’artista si dedica invece al paesaggio urbano, è la città di Venezia ad assumere per lui un ruolo determinante. A Venezia Dărăscu tornò ogni volta che ne ebbe l’occasione. Vi soggiornò per un anno, tra il 1915 e il 1916, rientrando a Bucarest poco prima dell’ingresso della Romania nella Grande Guerra. Tornò poi con regolarità nella città marciana durante il dopoguerra, negli anni ‘20 e ‘30 del Novecento.

Nicolae Dărăscu ha esposto a Bucarest in molteplici mostre personali (1911, 1913, 1914, 1924) e collettive (1919, 1937), ma la più ampia e rappresentativa, nella sua carriera artistica, è stata quella inaugurata nel 1936: una mostra personale che raccoglieva opere particolarmente rilevanti per il suo percorso artistico. Nel 1936, ormai cinquantatreenne, Nicolae Dărăscu ottenne la cattedra di pittura all’Accademia di Belle Arti di Bucarest, dove insegnò anche dopo il raggiungimento dell’età pensionabile, fino al 1950. Negli ultimi anni della sua vita, quando ormai la malattia gli impediva di lavorare a pieno ritmo, visse sulle colline della Romania meridionale, tra le cittadine di Câmpulung Muscel e Curtea de Argeş, dove si dedicò alla raffigurazione di particolari prospettive del paesaggio rurale.

[scheda a cura di Cristian Luca]


Augustin Lucici (n. 1956), Scorcio di Venezia, acrilico su cartoncino, cm 45x35, N. inv. 2000, firma in basso a destra, 1980, collezione del Museo Regionale Argeş di Piteşti (Romania)

Augustin Lucici (n. 1956) si è laureato presso l’Istituto Universitario di Belle Arti «Nicolae Grigorescu» di Bucarest, Facoltà di Arti Decorative, nel 1983. È considerato dalla critica specialistica come uno fra i più talentuosi e ispirati artisti promotori della pittura plastica nel quadro dell’arte contemporanea in Romania. Membro titolare dell’Unione degli Artisti Plastici di Romania dal 1990. Curatore della Galleria d’Arte «Rudolf Schweitzer–Cumpăna» istituita presso il Museo Regionale Argeş di Piteşti sin dal 1984, si è distinto per una ragguardevole attività museale: tematiche espositive, valorizzazione del patrimonio culturale mobile, riconoscimento dell’autenticità delle opere d’arte, pedagogia museale. È l’organizzatore di mostre di arti visive professionali nel quadro della Galleria di Piteşti, dal 1984 a oggi. Ha partecipato a simposi di arte a carattere nazionale ed internazionale con più di 15 esposizioni a saloni d’arte, mostre collettive, campus internazionali, con più di 30 mostre di pittura e di disegni nel quadro delle esposizioni annuali e biennali e nelle Gallerie d’arte dell’Unione degli Artisti Plastici di Romania. Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private in Romania e anche all’estero.

[scheda a cura di Cristian Luca]