Marius Bunescu (1881–1971), Paesaggio di Venezia, olio su cartoncino, cm 45x65, N. inv. 1465, firma in basso a destra: «Bunescu», senza data [c. 1920–1955], collezione del Museo Regionale d’Arte Prahova «Ion Ionescu Quintus» di Ploieşti (Romania).
Marius Bunescu (1881, Caracal–1971, Bucarest) ha contribuito in maniera determinante alla vita artistica romena, sia con la sua produzione pittorica e grafica, sia in ambito amministrativo, come fondatore e direttore di alcuni musei e gallerie bucarestine. Per i primi vent’anni della sua vita Bunescu non ha contatti con la pittura. Soltanto fra il 1904 e il 1906, a Constanţa, riceve le prime lezioni di pittura e disegno da Dimitrie Hârlescu (1872–1923), il quale segna definitivamente il suo destino artistico, convincendolo che il talento di cui è dotato non può essere valorizzato senza un lavoro costante, ben organizzato e svolto sotto la guida di professionisti. Hârlescu lo indirizza in Germania per approfondire gli studi, e così nel 1906 Marius Bunescu si iscrive ai corsi della Reale Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera. Il suo debutto avviene nel 1911, al Salone Ufficiale di Bucarest, con cinque lavori, mentre la prima esposizione personale venne inaugurata nel 1919 alla Libreria Minerva. Un anno più tardi inizia la sua lunga carriera amministrativa ricevendo la direzione del Museo «Anastase Simu» e, successivamente, dopo la morte del collezionista, della Casa Memoriale Simu. Nel 1921, Marius Bunescu partecipa alla creazione del Sindacato delle Belle Arti, venendo scelto come segretario, e ricoprendone poi, dal 1923 al 1927, la presidenza. Il periodo interbellico è quello in cui registra i risultati più notevoli e coincide con la fase in cui raggiunge la maturità artistica, esponendo in una serie di mostre personali accolte con entusiasmo dalla critica e con notevole interesse dal mondo dei collezionisti. Nel 1937 redige il «Catalogo del Museo Simu», nel 1938 vince il Premio Nazionale di pittura, e nel 1940 viene decorato cavaliere di prima classe dell’Ordine al Merito Culturale. Durante la guerra è direttore del Museo «Anastase Simu» e direttore delegato alle Arti nella struttura governativa che si occupava della cultura in Romania. Negli anni dopo il 1947, Bunescu continua il percorso precedentemente iniziato, senza modificare il proprio stile per adattarsi alle nuove condizioni ideologiche imposte alle arti dal regime dittatoriale comunista. Dopo il 1949 prende la guida della Pinacoteca Nazionale del Museo d’Arte della Repubblica Popolare Romena, mentre un anno più tardi si occupa dell’allestimento della Galleria Nazionale. Nel 1953 gli viene conferito il titolo di «Artista Emerito». Nel 1961, a ottant’anni, viene insignito del titolo di «Maestro Emerito delle Arti». Infine, pochi anni dopo, nel 1966, riceve la più alta riconoscenza ufficiale del tempo: il titolo di «Artista del Popolo». Marius Bunescu è stato uno dei pittori che furono scelti dal commissario per la partecipazione della Romania alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia per rappresentare l’arte romena alle edizioni del 1924, 1942 e 1954 della famosa esposizione internazionale d’arte contemporanea.
Nella pittura romena, il nome di Bunescu è legato in particolar modo all’evoluzione della tematica paesaggistica. Calmi ed equilibrati, i paesaggi di Bunescu suscitano nello spettatore una sensazione di fermezza e stabilità, diffusa su ognuno dei luoghi osservati dall’artista, sia nella terra natia che altrove. I suoi dipinti, particolarmente variegati, in cui il mare e il litorale sono sempre presenti, sono conservati sia in collezioni pubbliche sia in collezioni private.
(scheda a cura di Marcela Gavrilă; traduzione italiana di Anita Paolicchi)
Corneliu Baba (1906–1997), Venezia, olio su cartoncino, cm 41x34 cm, N. inv. 985, firma in basso a destra: «Baba», senza data [anni ‘60–‘70 del Novecento], collezione del Museo Regionale d’Arte Prahova «Ion Ionescu Quintus» di Ploieşti (Romania).
Corneliu Baba (1906–1997), Paesaggio di Venezia, olio su cartoncino, cm 38x30 cm, N. inv. 1510, firma e data in basso a sinistra: «Baba, [19]71», collezione del Museo Regionale d’Arte Prahova «Ion Ionescu Quintus» di Ploieşti (Romania).
Corneliu Baba (1906, Craiova–1997, Bucarest), studiò inizialmente con suo padre, il pittore Gheorghe Baba, noto per i suoi affreschi di tema religioso realizzati nelle chiese greco–ortodosse romene, per poi proseguire la sua formazione per un breve periodo, nel 1926, presso l’Accademia di Belle Arti di Bucarest, ma senza diplomarsi. Si trasferì a Iaşi, dove poté avvalersi del sostegno del pittore e docente universitario Nicolae Tonitza (1886–1940), e qui si diplomò, nel 1938, presso la locale Accademia di Belle Arti, dove in seguito insegnò, prima come assistente (1939) strutturato presso il Dipartimento di Pittura, quindi dal 1946 come professore di ruolo. Dal 1958 si trasferì a Bucarest, dove insegnò fino al 1977 all’Istituto Universitario di Belle Arti «Nicolae Grigorescu». Baba fu esponente di una pittura realistica piuttosto peculiare, e le sue opere del secondo dopoguerra avviarono una rilettura della tradizione della scuola pittorica romena, rifacendosi per certi aspetti al post-impressionismo e alle esperienze del tardo cubismo. Nel 1954 e nel 1956 espose alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia. Abile disegnatore, ottenne nel 1960 la medaglia d’oro all’Esposizione internazionale del libro illustrato di Lipsia. Stimato e apprezzato per il suo lavoro, ricevette numerosi riconoscimenti e onorificenze: «Artista del Popolo» (1963), il «Merito Culturale» (1971), la «Stella della Repubblica» (1973), il Premio per ritratto alla Mostra Internazionale di pittura realista di Sofia (Bulgaria) (1989), il Premio Speciale dell’Unione degli Artisti Plastici di Romania (1990). Membro delle Accademie d’Arte dell’Unione Sovietica e della Repubblica Democratica Tedesca, membro corrispondente (1963) e poi effettivo (1990) dell’Accademia Romena delle Scienze, Corneliu Baba è ritenuto uno dei grandi maestri della pittura contemporanea romena. Sfruttando tutte le potenzialità degli effetti di luce e ombra, Baba compose i suoi dipinti attraverso una geometria proiettiva dell’immagine, creando una sensazione di solidità e stabilità, come si riscontra nei paesaggi veneziani. Fu un eccelso ritrattista e sembrò ispirarsi più al filone dell’accademismo che al modernismo. Non aderì in pieno ai dettami del realismo socialista, pur dipingendo la vita aspra e dura dei contadini, ma propose un proprio stile pittorico che fu definito «babismo» dalla critica d’arte romena.
[scheda a cura di Cristian Luca]