Constantin Piliuţă (1929–2003), Palazzo Ca’ d’Oro di Venezia, olio su tela, cm 73,3x73,3, N. inv. 254, firma e data in alto a destra: «C. Piliuţă, [19]81», collezione del Museo Regionale «Stefano il Grande» di Vaslui (Romania).
Constantin Piliuţă (1929, Botoşani–2003, Bucarest) è stato un importante pittore, illustratore e scenografo teatrale romeno. Nel periodo 1945–1949 ha studiato all’Istituto Universitario di Belle Arti «Nicolae Grigorescu» di Bucarest, sotto la guida del pittore e professore Alexandru Ciucurencu (1903–1977). Piliuţă ha subito l’influsso del suo maestro, attestandosi come uno degli esponenti più rappresentativi del post-impressionismo e del fauvismo nelle arti visive della Romania del secondo Novecento. I suoi paesaggi possiedono un’evidente carica poetica che domina l’intera composizione figurativa. L’arte di Constantin Piliuţă è un’evoluzione del post-impressionismo di fattura cézanniana, innestato sulla tradizione nazionale romena, che si manifesta con il ricorso a pennellate energiche, di matrice quasi accademica. Come disegnatore, Piliuţă è stato un fine osservatore della realtà circostante, riproposta con una linea incisiva che varia di intensità in funzione dei temi affrontati nelle sue opere. La sua produzione artistica comprende paesaggi, nature morte, nudi, istantanee di vita che riflettono una realtà stilizzata e romanzata del mondo in cui ha vissuto. Il mondo di Piliuţă è solare, con una sensibilità e una fragilità rappresentate con colori luminosi, è la proiezione di una realtà trasfigurata che emana armonia, ingenuità, vulnerabilità e sincerità, evocando un universo artistico pieno di calore ed emotività. Piliuţă ha affrontato con successo temi ludici e anticonformisti, e si è dimostrato di un razionalismo penetrante nella messa in evidenza di alcuni aspetti della realtà, interpretati tuttavia in conformità con la sua visione dell’esistenza, dominata da virtù quali la generosità, l’altruismo, la comprensione, la mitezza e la buona fede, che considerava indispensabili per cogliere e comprendere veramente l’animo umano e la sua interiorità, e quindi raffigurali sulla tela o sul foglio da disegno.
Le opere di Constantin Piliuţă sono state incluse in numerose esposizioni collettive di arte romena organizzate all’estero: Mosca (1964); Leningrado, Praga, Varsavia (1972); Atene, Berlino, Cairo, Damasco, Glasgow, Mosca, Teheran, Tunisi (1974); Ankara, Atene, Lisbona (1975); Istanbul, Praga (1976); Ankara, Copenaghen, New Delhi, Parigi, Pechino, Shanghai, Sofia (1977); Lakewood (Ohio, USA), Lisbona, Milwaukee (Wisconsin, USA), Teheran (1978); Varsavia, Città del Messico, Madrid, Ottawa (1979). Inoltre, Piliuţă ha esposto in qualità di artista ospite in alcune esposizioni e festival internazionali di arte contemporanea: International Contemporary Art Exhibition di New Delhi (1965), International Contemporary Art Exhibition presso Zachęta Narodowa Galeria Sztuki di Varsavia (1970), Salon des indépendants di Parigi (1973), International Biennial of Painting di Košice (1974), IX Festival international de la peinture di Cagnes-sur-Mer (1977). Infine, Constantin Piliuţă ha esposto le sue opere in numerose mostre personali organizzate in gallerie d’arte contemporanea, musei o spazi espositivi dei foyer teatrali, a Bucarest (1957, 1962, 1968, 1972, 1973, 1980 – retrospettiva dell’artista a Sala Dalles), Venezia (1967), Malmö (1970), Odorheiu Secuiesc (1971), Monaco di Baviera (1994). Le sue opere, eseguite con varie tecniche, si trovano in collezioni pubbliche e private in Romania e all’estero. L’artista ha ottenuto alcuni premi e riconoscimenti di rilievo: il Premio dell’Unione degli Artisti Plastici di Romania (1967), l’Ordine «Merito Culturale» (1971), il Premio del Comitato di Stato per la Cultura e l’Arte (1971), il Premio «Ion Andreescu» dell’Accademia Romena delle Scienze.
La tela «Palazzo Ca’ d’Oro di Venezia» è un paesaggio urbano in cui l’autore affronta un tema assai presente nella paesaggistica veneziana: il noto palazzo ubicato nel sestiere di Cannaregio e affacciato sul Canal Grande. Piliuţă elimina i dettagli non significativi e conserva soltanto gli elementi che definiscono la forma architettonica caratteristica del celebre edificio storico, accentuandoli con il ricorso alla pasta a rilievo per la resa della rugosità materiale. I colori sono stesi a campiture larghe, «à plat», con toni monocromi, composti da sfumature delicate e luminose, come il bianco argenteo utilizzato per raffigurare il corpo del palazzo, e fredde e brillanti quali il blu acciaio delle acque del Canal Grande, in una composizione pittorica che spinge alla meditazione, offrendo allo spettatore la libertà di aggiungere il proprio vissuto e le proprie emozioni.
(scheda a cura di Marian Antoniu; traduzione italiana di Anita Paolicchi)