Mostra di pittura contemporanea «Incanti» dell’artista Vasile Sarcă, Galleria dell’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica, Cannaregio 2215, 30121 Venezia (VE), 3–17 marzo 2022

La mostra di pittura contemporanea «Incanti» dell’artista Vasile Sarcă sarà aperta al pubblico, nel periodo 3–17 marzo 2022, nella Galleria dell’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia, e l’inaugurazione avrà quindi luogo giovedì 3 marzo 2022, alle ore 16:00,nel rispetto delle norme di distanziamento e con l’obbligo di esibire il Green Pass rafforzato e di indossare la mascherina FFP2 per accedere allo spazio espositivo.L’esposizione si inserisce nella serie annuale delle fruttuose e durature collaborazioni dell’Istituto con le filiali centrale e regionali dell’Unione degli Artisti di Romania, che hanno l’obiettivo di promuovere l’arte contemporanea romena in una delle città culturali europee che costituisce, grazie all’elevato numero di visitatori che frequentano le esposizioni dei musei e delle gallerie d’arte pubbliche e private, una porta aperta verso il mondo intero, un’enorme pinacoteca in cui le opere degli artisti contemporanei entrano in risonanza con la sensibilità estetica del pubblico italiano e internazionale.

L’esposizione mira ad introdurre nel circuito pubblico internazionale alcune creazioni rappresentative di arte contemporanea degli artisti romeni, esponendo le opere che li identificano nel panorama delle arti plastiche europee degli ultimi tre decenni. Le opere esposte costituiscono al contempo creazioni che dimostrano l’assimilazione della tradizione di alcuni maestri che si sono imposti nell’arte contemporanea romena della seconda metà del XX secolo per il linguaggio moderno, la sapienza compositiva e l’esuberanza cromatica, ispirando approcci estetici che hanno condotto a opere come quelle che verranno esposte, la cui espressività ne giustifica la promozione in un ambiente culturale allo stesso tempo esigente, diversificato e ricettivo come quello italiano.L’esposizione contribuisce alla promozione dell’arte contemporanea romena sul piano internazionale, della creazione originale che ha trovato in Vasile Sarcă un autore che percorre con successo la strada aperta da artisti come Ion Alin Gheorghiu (1929–2001), Constantin Piliuţă (1929–2003), Ion Octavian Penda (1956–2011), Viorel Mărginean (1933–2022), Teodor Buzu (n. 1960). Le opere di Vasile Sarcă mettono in risalto un’immagine cromatica che crea, tanto nella composizione paesaggistica, quanto nella natura statica, una strategia di costruzione dell’immagine tramite l’astrazione e la geometria delle forme. Il lirismo dei colori, l’esuberanza cromatica espressa in una moltitudine di sfumature, mettono in luce un autore contemporaneo il cui talento è stato cesellato con un impegno instancabile che gli ha permesso di valorizzare la propria visione artistica, inizialmente sotto la direzione dei suoi maestri, coloro che gli hanno trasmesso la passione di trasporre sulla tela le forme e i codici astratti dei temi affrontati, esaltando così i tratti della percezione visiva delle figure piane e spaziali, e successivamente ispirato dall’estetica del cinetismo adattata all’astrazione geometrica, che costituisce la forma più pregnante di espressione e quindi di individualizzazione dell’artista nel panorama culturale nazionale.

Vasile Sarcă è nato il 20 maggio 1958 a Brăila (Romania). Si è laureato presso l’Università Politecnica di Bucarest, nel 1984. Si è dedicato con passione e talento alla pittura da cavalletto, sotto la guida di Ion Alin Gheorghiu, Ion Octavian Penda, Constantin Piliuţă e Viorel Mărginean. È membro della Filiale di Bucarest dell’Unione degli Artisti di Romania. Esposizioni personali: Praga (Repubblica Ceca), 2005; Bucarest (Romania), 2007, 2011, 2014, 2018; Brăila (Romania), 2008; Venezia (Italia), 2016; Vienna (Austria), 2019. Esposizioni collettive: Residenza internazionale per la creazione artistica Mraconia–Dubova «Ioan Mercea» (Romania), 1996; Buşteni (Romania), 1999; Brăila (Romania), 2003–2022; Tabor (Repubblica Ceca), 2006; Galaţi (Romania), 2008; Bruxelles (Belgio), 2011; Bucarest (Romania), 2006–2019; České Budějovice (Repubblica Ceca), 2015–2019; Sallingstadt (Austria), 2019, 2021; Kharkov (Ucraina), 2020; Písek (Repubblica Ceca), 2020; Vienna (Austria), 2020; Chişinău (Moldavia), 2021; Iaşi (Romania), 2021; Nałęczów (Polonia), 2021; Volary (Repubblica Ceca), 2021.

«Vasile Sarcă […] è un artista che esegue i propri lavori con particolare cura e meticolosità, assai dedito alla sua passione, che, osservando i suoi dipinti, potrei chiamare senza esitazione una vocazione. […] Egli “vive” la pittura. Rifugiarsi nell’atelier è per lui come una “fuga da casa” dell’infanzia, mirata a conservare il suo candore e la sua curiosità di fronte a questa grande sfida, sotto il cui impulso la sua stessa esistenza si definisce e ordina. La sua essenza esulta sotto il palpitare sempre vivo e sensibile del suo istinto coloristico – attributo infallibile della sua predestinazione artistica. […] Per cosa si distingue la pittura di Sarcă, in un ambiente contemporaneo altrimenti saturo di ogni tipo di sfoggio mimetico, o sdolcinatezze post-impressioniste, almeno per quanto riguarda la paesaggistica di ispirazione bucolica? Qui il suo contributo è meritorio, a maggior ragione dato che non si è proposto alcun tipo di approccio polemico al genere, né alcuna sperimentazione stupefacente. Semplicemente, la sua visione plastica si è definita al termine di alcuni precedenti tentativi di individualizzazione attraverso la conciliazione della propria sensibilità visiva con una certa tendenza esistente nell’attuale ambiente artistico. Sarcă non riproduce uno specifico quadro della natura. Il suo paesaggio è generico, ridotto ad una prospettiva aerea, altissima, da dove rimangono veramente visibili soltanto i ritmi cromatici sottostanti, suggerendo le civiltà agresti in un’incantevole abbondanza di luce e vitalità botanica. Le distese infinite di raggi colorati rappresentano appezzamenti coltivati, in un’armonia di colori in accordi complementari e in una raffinata vibrazione di sfumature dello stesso tono; un paesaggio, quindi, realistico, ma proiettato su uno schermo della fantasia onirica. Una forma di idealità che permette al pittore soluzioni estetiche spettacolari, che evocano la densità immaginistico–simbolica e coloristica dei tappeti contadini, ma anche la poesia della percezione memoriale–nostalgica di un determinato contenuto spirituale, chiamato abitualmente dall’artista “spazio mioritico”. L’effetto visivo è vigoroso e ricco, tanto più attraente quanto più il pittore lascia passare attraverso la rete di raggi colorati l’immagine, generica a sua volta, di un villaggio patriarcale, intravisto in maniera chimerica e miniaturistica, come un’impronta paradisiaca avvolta da una luce spettrale. Una dimostrazione di sinteticità e pittoricità che ricorda talvolta le esperienze plastiche (dal punto di vista compositivo) di Constantin Dipşe e, in una certa misura, quelle di Viorel Mărginean» (Corneliu Antim, 2007).

«Vasile Sarcă orchestra, in modo semplice e chiaro, ritmi e armonie fra linee, colori e forme. Con linee segmentate in colori secondari – verde, viola, arancione – che ondeggiano femminilmente ricopre orizzontalmente le superfici. Nell’oscillazione del movimento, sfuggono alla vista i dettagli di una realtà conosciuta, trasformando quello che sembrava un esercizio decorativo nell’immagine di un luogo dalle cui pieghe si innalza un vapore colorato, leggero come un respiro e rapido come un soffio di vento. A poco a poco scopri che lo spazio si insinua nella superficie, che i tracciati lineari sono pittorici, che il contorno che li separa è in rilievo. Se da lontano i dipinti si caratterizzano per il rigore, grazie alla geometria delle forme, manifestato come effetto dell’autocontrollo, quando ti avvicini e puoi distinguere le pulsazioni dei colori vivificati dalla luce, constati che le immagini, soprattutto quando sono nature statiche, eruttano sensibilità. Credo che Vasile Sarcă dipinga perché non può rassegnarsi a rimanere nei limiti di un’esistenza riservata quando la sua innata sensibilità chiede di venire liberata» (Maria Stoica, 2011).

«La sua visione plastica sembra orientata più chiaramente verso il rigore architettonico delle forme, contestualmente all’accentuazione delle assai flessibili sintassi modulari con le quali controlla il loro dinamismo visivo. Anche sul piano cromatico sono osservabili gli sviluppi verso una semplificazione dei registri, parallelamente a una distribuzione spaziale dei campi cromatici, secondo un ritmo interiore più fluido e, in egual misura, più invitante grazie all’evasione dal rigorismo del disegno e alla liberazione della fantasia ludica. Apparentemente il pittore resuscita tendenze estetiche generatesi nel periodo del modernismo europeo interbellico (ci riferiamo, fra gli altri, ai dipinti di un Victor Vasarely o di un Mark Rothko). L’osservazione si riferisce alle composizioni pittoriche più recenti e di grandi dimensioni […]. Di fatto, ricordando l’opera dell’artista fino a oggi, Vasile Sarcă manifesta una verosimile continuità dei suoi interessi pittorici, che ci vengono mostrati in modo consistente, finemente elaborati e convincenti […]. Si tratta di una selezione rappresentativa e meticolosamente controllata che ci svela l’energia delle morfologie plastiche contenute nel ritmo, al contempo sensibile e virile, delle forme e dei ritmi interiori che inducono nello spettatore una specie di fremito/inquietudine tellurico/tellurica mirato a scatenare avvincenti impressioni sensoriali, ma anche un sensibile conforto visivo. Certamente i suoi ben noti approcci paesaggistici, che l’hanno imposto nell’ultimo decennio alla coscienza pubblica, rimangono la dominante tematica e problematica in senso pittorico. Promuove con ostinazione una prospettiva ampia, monumentale, come in un volo ad alta quota sopra l’immagine misteriosa e ammaliatrice della terra con tutta la sua ricchezza minerale, vegetale, usuale, che sembra offrire ai nostri sguardi l’aspetto ineffabile di un paradiso non del tutto perduto. Ciò che lega le due tendenze appena messe in evidenza è l’armonia vivente dei ritmi sensibili che animano la sua visione plastica e conferiscono splendore e fantasia cromatica alla sua tavolozza» (Corneliu Antim, 2014).

«Le opere di Vasile Sarcă ricordano finestre di vetro lucente […] I dipinti, spesso realizzati in trittici che si fondono in un’unica opera, mostrano paesaggi da una prospettiva a volo di uccello; talvolta si succedono file di colline che sfidano la prospettiva. Visti lateralmente, cavalli selvatici si muovono verso lo spettatore, le colline sono trasformate in anatomie cinetiche. Il sentimento di spazio e libertà è conservato. I campi di colore ricordano primavere luminose con coltivazioni di mais e girasole, nonché le distese di papaveri spontanei. La tettonica di Sarcă, interrotta da barriere cenerognole, ci mostra la sua interpretazione del paesaggio autoctono. [...] L’artista non crea soltanto una pittura multistrato, con un inventario di colori dirompentemente armonizzato, bensì pone in dialogo il presente e il passato, la tradizione e la modernità, la natura e l’architettura. [...] I suoi maestri, Ion Alin Gheorghiu, Viorel Mărginean, Constantin Piliuţă, Ion Octavian Penda, Teodor Buzu l’hanno incoraggiato [...] e sebbene sia seguita una formazione quasi-accademica, disegno, teoria dei colori, disegno dal vero, Sarcă ha scelto la via dell’astrazione strutturata. L’influenza di Viorel Mărginean è visibile nella struttura dei paesaggi, così come la somiglianza, specialmente nelle dolci colline della paesaggistica, con i mosaici del pittore Anton Lehmden. […] Il focus dell’artista è la struttura, che permette la determinazione dello stato dell’oggetto. Il metodo strutturalista intende gli oggetti come cose che esistono innanzitutto tramite la loro classificazione in strutture. In sostanza, queste strutture sono modellate dalle convenzioni e dalle tradizionali forme di accesso al mondo. Esse spiegano il modo in cui gli oggetti si formano, si trasformano. Vasile Sarcă proviene da Brăila, una città portuale situata nel Sud–Est del Danubio. Mihail Sebastian, il celebre scrittore che ha raccontato nei suoi diari delle persecuzioni subite dagli ebrei di Bucarest, veniva da Brăila, così come i compositori George Grigoriu e Fred Popovici. L’impatto di questa città vibrante e variegata, abitata da romeni, greci, russi, ungheresi, tedeschi, turchi, macedoni e italiani, sembra aver incoraggiato la creatività, aprendo gli orizzonti. Il gioco fra cultura e natura, il lussureggiante Delta del Danubio e la diversità culturale della città portuale di Brăila hanno modellato Sarcă e, probabilmente, sono le radici sulle quali si fonda il suo percorso universale. Questo è probabilmente il motivo per cui trova difficile categorizzazione o fissaggio in una direzione. Agile come la superficie delle sue opere, Sarcă trasforma con piacere le sue visioni in pittura [...]» (Denise Parizek, 2019).

«La scelta della creazione artistica è intensa, travolgente, determinante. Vasile Sarcă impernia la sua creazione, dalla prima traccia sulla tela all’esposizione nelle importanti gallerie d’arte, sull’ammirazione per i grandi artisti del passato recente e sull’energica laboriosità manifestata nel fermento del suo studio e nella tranquillità della quotidianità dell’ambiente urbano. La sua è genuina creazione artistica, non evasione né tantomeno simulazione. Con i mezzi dell’arte pittorica, l’artista costruisce, in modo completo e rigoroso, un autentico discorso plastico ricco di colori e di vibrazioni» (Marius Tiţa).

«Vasile Sarcă è un artista nella cui opera il colore esulta come il sangue nel labirinto corporeo. È l’esponente di un genere di artisticità che riassume, in modo miracoloso e semplicemente seducente, l’ethos di un popolo nato alla confluenza tra l’Oriente e l’Occidente. Europeo per la nobile discendenza storica e moderno nella sua espressività e sensibilità artistica, con un’armoniosa propensione a tramandare, nel proprio impegno creativo, i valori umani tradizionali che nel passato affondano le proprie radici» (Corneliu Antim).