L’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia, in collaborazione con l’Università Politecnica di Timișoara (UPT) e la Facoltà di Architettura e Urbanistica dell’Università Politecnica di Timișoara, hanno organizzato un work-shop tipo “ master class” strutturato principalmente in tre interventi orientativi per il dibattito conclusivo, tutti centrati sulla genesi del mito di Venezia nell'immaginario collettivo e sul significato delle esperienze architettoniche veneziane nella storia generale dell’urbanistica e dell’architettura.
L’evento coinvolge gli studenti degli anni si studio I, II, III e IV della Facoltà di Architettura e Urbanismo dell’Università Politecnica di Timișoara e si svolgerà giovedì 19 settembre 2019, dopo le ore 17.00, nella Sala di Conferenze dell’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica
Gli studenti avranno l’opportunità di conoscere alcune delle esperienze significative in grado di rispondere tanto alle esigenze di conservazione dei più noti monumenti architettonici veneziani, quanto alle necessità connesse alla modifica delle funzioni degli edifici in stato di palese degrado, in vista del loro reinserimento nello spazio urbano in un modo compatibile con le evoluzioni intervenute nella pianificazione delle infrastrutture urbane nel contesto dello sviluppo rapido delle tecnologie 5.0.
Nella parte iniziale della manifestazione uno storico dell’arte e dell’architettura (Prof. Grigore Arbore Popescu, Ph.D., ex docente dell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia – IUAV e ricercatore emerito del Consiglio Nazionale delle Ricerche dell’Italia) farà una breve presentazione del contesto socio-economico e storico in cui si è formato il mito di Venezia come “città ideale” (mito paragonabile a quelli riguardanti le città di Atene e di Roma). Sarà precisato il ruolo degli architetti veneziani nella definizione dello spazio urbano come spazio delle creazioni durevoli, volto a resistere alle avversità dei tempi, indistruttibile, vocato all'eternità, come vocato all'eternità doveva essere anche “l’impero mediterraneo” della Serenissima.
Roberto D’Agostino, rinomato architetto ed urbanista, eccellente conoscitore del passato millenario del tessuto urbano veneziano, ex Presidente dell’Arsenale S.p.a., società che ha avuto come obiettivo la creazione delle condizioni favorevoli per il riutilizzo, attraverso un adattamento non-traumatico – cioè senza ricorrere alla distruzione del connotazioni storiche – dell’enorme complesso dell’Arsenale alle nuove funzioni in linea con le esigenze culturali e scientifiche della vita della città, tratterà il tema della riconversione delle funzioni entrate in desuetudine degli edifici inutilizzabili. L’Arsenale veneziano è stato, come cantiere navale, fine nella seconda metà del secolo XVIII è stato, il più importante complesso industriale sito sulle rive del Mediterraneo. Roberto D’Agostino metterà a fuoco le caratteristiche del rapporto tra “il congelamento nel passato” e le spinte della modernità nell’attuale fase dell’assetto urbano veneziano.
Il Prof. Arch. Francesco Amendolagine (ex docente dello IUAV e titolare della cattedra di Storia dell’Architettura della Facoltà di Architettura dell’Università di Udine), professionista con una vastissima esperienza nel campo della progettazione, del restauro e della rifunzionalizzazione delle architetture storiche, parlerà del modo in cui l’architettura storica dei secoli XIII-XVIII condiziona la fisionomia dell’agglomerato urbano ed analizzerà due casi di rimessa nel circuito della vita civica di due edifici con funzioni diverse. Il primo caso affrontato sarà quello del Teatro “La Fenice”, distrutto da un incendio nel 1996. In seguito al rifacimento, progettato e diretto dal Prof. Amendolagine, il Teatro “La Fenice” è tornato all’aspetto che aveva nel 1837, sia per quanto riguarda la distribuzione degli spazi che per quanto riguarda le decorazioni esterne ed interne, eseguite con precisione filologica. Il Teatro “La Fenice”, rinato dalle ceneri come la Fenice stessa, è ridiventato celebre nel mondo anche per il rifacimento progettato dal Prof. Amendolagine in piena sintonia con la decorazione del secolo XVIII, rifatta nel 1837 e distrutta nel 1996.
Il secondo caso affrontato dal Prof. Amendolagine sarà quello dell’ex grandioso edificio industriale Molino Stucky. Il mulino, inaugurato nel 1895, è stato attivo fine al 1995 (con una produzione ridotta durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale), quando ogni attività è stata abbandonata. L’edificio copriva un’area di 30.000 m.p. e produceva circa 50.000 kili di farina al giorno, dando lavoro a 1500 operai che lavoravano a tre turni. Era diventato la più importante industria veneziana dopo il progressivo decadimento (iniziato verso la fine del secolo XVIII) delle attività nel campo della cantieristica navale.
I vari edifici del complesso industriale Stucky sono stati rifunzionalizzati dallo studio del prof. Amendolagine e sono trasformati in parte in un albergo di lusso (Hilton Molino Stucky Venice), in parte in abitazioni private, vendute direttamente dal costruttore oppure consegnate in gestione al comune per la vendita a prezzi calmierati. I problemi di chi ha progettato il complesso tenendo presenti le funzioni che dovevano svolgere le sue componenti sono stati, mutatis mutandis, identici con i problemi con cui si confrontano i cittadini di tutte le città i cui centri storici abbondano in edifici da restaurare e da riconfigurare affinché si possano inserire nuovamente nella “forma Urbis” senza essere in contrasto con il tessuto indissolubilmente connesso alla vita della città.
La manifestazione promossa dall’IRCCU ha avuto l’obiettivo di stimolare la volontà dei giovani futuri architetti romeni di studiare le problematiche riguardanti l’ammodernamento dei tessuti urbani della città considerata “la più bella del Mondo”, problematiche in cui gli architetti veneziani hanno accumulato una enorme esperienza.