«Venezia e la sua laguna: lo sguardo degli artisti romeni del lungo Novecento»: Constantin Petrescu Dragoe

Constantin Petrescu Dragoe (1887–1937), Venezia, olio su cartoncino, cm 31x42, firma in basso a sinistra: «Petrescu Dragoe», 1920 [?], collezione d’arte «Mihai Tican–Rumano» del Museo «Mihai Tican–Rumano» di Berevoeşti (Distretto di Argeş) (Romania) (si ringrazia il Comune di Berevoeşti per la gentile concessione dell’immagine).

Constantin Petrescu Dragoe (1887–1937) nacque a Gura Sărăţei, nel distretto di Buzău (Romania), e intraprese gli studi artistici presso l’Accademia di Belle Arti di Bucarest, sotto la guida del pittore accademista George Demetrescu Mirea (1852–1934), diplomandosi nel 1909. L’attività svolta in Romania da Petrescu Dragoe non è ancora sufficientemente conosciuta, essendo certo, però, che l’artista si dedicò sia alla pittura da cavalletto sia alla pittura murale, contribuendo al restauro degli affreschi di varie chiese greco–ortodosse romene, alcune delle quali edifici di culto di rilevanza storico–artistica nazionale. Lavorò anche come insegnante di disegno nelle scuole medie superiori, e uno dei suoi allievi fu quello che sarebbe diventato il noto architetto Alexandru Iotzu (1918–2003). Petrescu Dragoe fu tra gli artisti romeni attratti dalle peculiarità etniche e naturalistiche della Dobrugia, e vi dipinse paesaggi e ritratti di gente comune («Turco riposando»), raffigurata nei vari aspetti della vita quotidiana. Durante la Grande Guerra, Constantin Petrescu Dragoe venne arruolato e inviato al fronte in un’unità dell’Esercito Romeno che combatteva contro le truppe delle Potenze Centrali. Per Ordine del Giorno all’Esercito n. 9400 del 23 giugno 1917 siglato dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Romeno, il generale Constantin Prezan (1861–1943), gli artisti che facevano parte delle truppe schierate sul fronte furono riuniti in un gruppo di pittori e scultori con il compito di immortalare le scene di guerra, ciascuno nella tecnica a sua scelta, al fine di realizzare sul campo il nucleo della futura collezione d’arte del tanto agognato Museo Militare Nazionale. Così, Constantin Petrescu Dragoe si unì ai pittori Horia Boambă (1889–1923), Dimitrie Hârlescu (1872–1923), Aurel Băeşu (1896–1928), Ştefan Dimitrescu (1886–1933), Emilian Lăzărescu (1878–1934), Petre Bulgăraş (1884–1939), Ion Theodorescu–Sion (1882–1939), Dumitru Brăescu (1886–1947), Toma Gheorghe Tomescu (1881–1949), Grigore Negoşanu (1886–1953), Ion Dumitrescu Stoica (1886–1956), Nicolae Mantu (1871–1957), Petre Remus Troteanu (1885–1957), Nicolae Dărăscu (1883–1959), Alexandru Poitevin–Scheletti (1879–1959), Camil Ressu (1880–1962), Ignat Bednarik (1882–1963), Otto Briese (1889–1963), Atanasie Constantinescu (1890–1963), Ion Cristoloveanu (1893–1964), Traian Cornescu (1885–1965), Alexis Macedonski (1885–1971), Constantin Bacalu (1884–1975), Gheorghe Ionescu Doru (1889–1988), Alexandru Creţoiu (?–?), Andrei Niculescu (?–?) e agli scultori Dumitru Măţăoanu (1888–1929), Gheorghe Tudor (1882–1944), Ion Iordănescu (1881–1950), Ion Mateescu (1876–1951), Alexandru Severin (Talpoşin) (1881–1956), Anghel Chiciu (1883–1963), Cornel Medrea (1888–1964), Gheorghe Stănescu (1881–1968), Oscar Han (1891–1976), Alexandru Călinescu (1889–1978), Richard Hette (1890–1981) e Ion Jalea (1887–1983), eseguendo alcuni disegni e dipinti che raffigurano scene della vita dei soldati in trincea: «Lettera dal fronte», «Nido di mitragliatrice». Agli artisti fu attribuito spazio di lavoro adibito a studio nell’edificio dell’Accademia di Belle Arti di Iaşi, e le opere che ne derivarono furono esposte in una mostra collettiva aperta al pubblico nella città capoluogo della Moldavia romena, nel settembre 1917 e gennaio 1918, quindi replicata e inaugurata a Chişinău, il 30 marzo 1918, subito dopo l’avvenuto ricongiungimento della Bessarabia alla madrepatria Romania.

Nel 1920 Constantin Petrescu Dragoe intraprese un viaggio in Italia per perfezionare la propria tecnica pittorica, dipingendo «en plein air» in varie città della Penisola, tra cui Venezia. Un decennio più tardi, nel 1930, Petrescu Dragoe scoprì la Bretagna, regione francese che, sulla scia dell’esperienza vissuta da Nicolae Grigorescu (1838–1907), il grande maestro della pittura romena moderna, era diventata un punto di attrazione per gli artisti romeni. Così, almeno nel periodo 1930–1931, la sua produzione si incentrò principalmente sui paesaggi e ritratti eseguiti nella regione di Finisterra, nella Bretagna più occidentale. Le composizioni risalenti a questo periodo raffigurano la gente del posto colta nel svolgere varie attività lavorative, senza tralasciare gli aspetti più caratteristici di vita quotidiana. I viaggi a Parigi hanno consentito all’artista romeno di eseguire dipinti e disegni raffiguranti edifici storici rappresentativi della capitale francese, come «Paesaggio parigino con la Torre dei Medici». Petrescu Dragoe ha esposto le sue opere in importanti mostre collettive all’estero e in Romania, dove è stato presente con dipinti e disegni al Salone Ufficiale d’Arte di Bucarest del 1932 e del 1933. Constantin Petrescu Dragoe è stato uno dei pittori romeni più legati alla Bretagna, cosicché i suoi lavori di tendenza accademista, incentrati sul tema bretone, sono opere di pregevole qualità artistica. I soggiorni nelle città portuali di Quimper e Concarneau, nella stessa regione bretone di Finisterra, hanno consentito all’artista di lavorare le sue opere in varie tecniche: olio su tela, acquerello, disegni a carboncino e a matita. I dipinti e i disegni realizzati in questo periodo riconfermano sia le qualità di ritrattista sia la maestria di Petrescu Dragoe nelle composizioni paesaggistiche elaborate in un realismo cromatico che cattura gli effetti della luce, rendendo egregiamente l’atmosfera peculiare della costa atlantica della Bretagna: «Golfo di Raynes», «Paesaggio di Quimper», «Chiesa del ‹porto› di Saint-Guénolé», «Chiesa di Locronan», ecc. Inoltre, vanno menzionati i cinque grandi disegni a carboncino su carta, risalenti al 1931, consistendo in una breve «Storia del porto di Concarneau», che dovevano essere trasposti in pittura murale per un committente privato; si suppone, a maggior ragione, che fossero destinati a decorare un albergo della città bretone, ma si ignora la struttura ricettiva e a tutt’oggi sono rimaste oscure le ragioni della mancata esecuzione dei dipinti murali.

I dipinti e i disegni di Constantin Petrescu Dragoe trasmettono un senso di serenità che spinge alla riflessione. Il realismo e l’eleganza delle forme, la vitalità della composizione e l’armonia coloristica contraddistinguono il periodo di piena libertà creativa e di massima maturità artistica di Petrescu Dragoe. La sua ritrattistica («Anziana lavoratrice», «Pescatore bretone», «Bretone nel porto», «Operaio bretone riposando», «Madame Kitty») è ugualmente ispirata agli aspetti pittoreschi dei porti bretoni che egli conobbe da vicino e tanto apprezzò.

Il dipinto dal titolo «Venezia», proveniente dalla collezione d’arte dell’esploratore, viaggiatore e scrittore romeno Mihai Tican–Rumano (1893–1967), esposto nel Museo ad esso dedicato nella località natia, il Comune di Berevoeşti, nel distretto di Argeş (Romania), è molto probabilmente uno dei risultati del viaggio intrapreso nel 1920 da Constantin Petrescu Dragoe in Italia. È un’opera che raffigura alcuni edifici affacciati sul Canal Grande, dipinti in modo quasi uniformato, senza prestare troppa attenzione ai dettagli, utilizzando una tavolozza sobria e realistica, con tonalità sull’ocra, giallo crema e verdastro per raffigurare gli edifici in muratura, quindi sul blu e azzurro acciaio per ritrarre il cielo sereno e le acque dell’Adriatico leggermente mosse, sulle quali scivolano lentamente alcune gondole, il tutto in una composizione che utilizza una pennellata energica, con il colore che si stende denso e pastoso.

[scheda a cura di Cristian Luca]