«Venezia e la sua laguna: lo sguardo degli artisti romeni del lungo »: Nicolae Dărăscu, Octav Angheluţă, Romeo Voinescu

Nicolae Dărăscu (1883–1959), Venezia [sic!] [Chioggia], olio su cartoncino, cm 50x61, N. inv. M.Br. 981, firma in basso a destra: «Dărăscu», senza data [1926–1928], collezione del Museo di Brăila «Carol I» (Romania)

Nel dipinto, erroneamente intitolato «Venezia», è invece raffigurato un paesaggio portuale di Chioggia, una località ubicata nella zona meridionale della laguna veneta: in primo piano sono raffigurate alcune imbarcazioni da pesca, velieri e barche a remi, mentre sullo sfondo si distinguono alcuni edifici caratteristici della cittadina. A sinistra delle vele delle imbarcazioni che scandiscono verticalmente lo spazio della tela si riconosce infatti distintamente la Chiesa di San Giacomo, affiancata dal suo campanile, entrambi resi in maniera semplificata ma non priva di attenzione agli elementi architettonici che li distinguono, mentre nell’arrière-plan a destra è delineato un ponte che traversa il Canal Vena. La palette cromatica utilizzata è quella tipica del pittore romeno, con tonalità di rosso brunito, ocra–arancione e blu ultramarino. La coloritura è intensamente pastosa, in special modo nel primo piano e nella raffigurazione dei velieri che dominano la parte centrale della composizione pittorica.

Nicolae Dărăscu (1883, Giurgiu–1959, Bucarest) fu uno dei più importanti pittori romeni del Novecento: artista rappresentativo della scuola nazionale di pittura che lui stesso contribuì a plasmare, in un clima culturale, fecondo e aperto a nuove idee, che segnò un salto di qualità delle arti visive in Romania nei primi decenni del XX secolo. Paesaggista per antonomasia, Dărăscu subì, durante il periodo di formazione e nei successivi soggiorni di lavoro in Francia, l’influsso degli ambienti impressionisti e di artisti neoimpressionisti, diventando uno dei migliori esponenti di queste correnti artistiche nella Romania del primo dopoguerra. Nicolae Dărăscu ha studiato pittura all’Accademia di Belle Arti di Bucarest, tra il 1902 e il 1906, sotto la guida del pittore accademista George Demetrescu Mirea. Conseguita la Laurea in Pittura, Dărăscu ottenne una borsa di studio per perfezionarsi presso l’Accademia Julian di Parigi, che egli desiderava frequentare, da una parte, perché spinto dall’ammirazione per gli artisti Nicolae Grigorescu e Ştefan Luchian, entrambi formatisi in questa celebre istituzione privata, dall’altra perché condivideva con i neoimpressionisti non poche concezioni estetiche. All’epoca, infatti, Dărăscu era alla ricerca di una propria identità artistica, diversa da quella proposta in Romania da una creatività ancora legata alla tradizione dell’accademismo. Nel periodo parigino, Dărăscu studiò e lavorò dapprima all’Accademia Julian, sotto la guida di Jean–Paul Laurens, negli anni 1906–1907, quindi passò alla École des Beaux-Arts, studiando con Luc–Olivier Merson. Viaggiatore instancabile, che prediligeva la tecnica pittorica «en plein air», visse e lavorò nella Francia meridionale, a Tolone e a Saint-Tropez (1908), poi si trasferì a Venezia (1909) e da qui nelle verdeggianti campagne romene, disseminate di casali, frutteti, pascoli e tenute agricole; infine raggiunse il litorale del Mar Nero, in particolare Mangalia e Balcic, nella Dobrugia meridionale (1919). Rimase, comunque, fortemente legato agli ambienti artistici occidentali anche dopo il ritorno in patria, continuando ad ampliare i suoi orizzonti nella ricerca di nuove forme di espressione artistica. Dărăscu divenne uno dei paesaggisti maggiori e più originali, incisivi e dinamici, della scuola romena di pittura del primo Novecento, attestandosi tra i protagonisti dell’arte romena del primo dopoguerra. I primi tre decenni del Novecento furono probabilmente il periodo di maggior fermento dell’arte romena, di pari passo con il processo di modernizzazione della cultura e della società della Romania. Per la forza espressiva e la vitalità cromatica della sua opera, Dărăscu interpretò il genere del paesaggio secondo chiavi di lettura prevalentemente neoimpressioniste.

Nei dipinti di Nicolae Dărăscu, il rapporto tra luce e colore si coniuga con la sensibilità che l’artista dimostra per il frenetico ritmo della vita quotidiana. Questa sensibilità è facilmente percepibile nelle tele che raffigurano paesaggi delle città portuali europee, nelle quali Dărăscu si trovò spesso a suo agio nel dipingere «en plein air» da varie angolature, impiegando una cromatica piuttosto costante: tonalità di blu, verde, rosso, giallo e a volte anche di indaco, bianco e nero. Pur eccellendo nei paesaggi marini e mediterranei, Dărăscu era affascinato dai giochi di luce che modulano il paesaggio rurale romeno, soprattutto nelle aree collinari, dove la linea dell’orizzonte si confonde con l’ondulato profilo delle alture pedemontane, ricoperte di pascoli e boschi di latifoglie. Quando l’artista si dedica invece al paesaggio urbano, è la città di Venezia ad assumere per lui un ruolo determinante. A Venezia Dărăscu tornò ogni volta che ne ebbe l’occasione. Vi soggiornò per un anno, tra il 1915 e il 1916, rientrando a Bucarest poco prima dell’ingresso della Romania nella Grande Guerra. Tornò poi con regolarità nella città marciana durante il dopoguerra, negli anni ‘20 e ‘30 del Novecento.

Nicolae Dărăscu ha esposto a Bucarest in molteplici mostre personali (1911, 1913, 1914, 1924) e collettive (1919, 1937), ma la più ampia e rappresentativa, nella sua carriera artistica, è stata quella inaugurata nel 1936: una mostra personale che raccoglieva opere particolarmente rilevanti per il suo percorso artistico. Dărăscu ha esposto alcuni dei suoi dipinti alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia nel 1940 e 1942. Nel 1936, ormai cinquantatreenne, Nicolae Dărăscu ottenne la cattedra di pittura all’Accademia di Belle Arti di Bucarest, dove insegnò anche dopo il raggiungimento dell’età pensionabile, fino al 1950. Negli ultimi anni della sua vita, quando ormai la malattia gli impediva di lavorare a pieno ritmo, visse sulle colline della Romania meridionale, tra le cittadine di Câmpulung Muscel e Curtea de Argeş, dove si dedicò alla raffigurazione di particolari prospettive del paesaggio rurale.

[scheda a cura di Cristian Luca]


Octav (Octavian) Angheluţă (1904–1979), Scorcio serale di Venezia, olio su tela, cm 70x50,5, N. inv. M.Br. 1437, firma in basso a sinistra: «O. Angheluţă», senza data [c. 1960], collezione del Museo di Brăila «Carol I» (Romania)

Il dipinto esposto nella mostra on-line ritrae uno scorcio di Venezia nelle ore serali. Nel piano ravvicinato, a sinistra, e in quello intermedio, al centro del quadro, sono raffigurati in parte due edifici in muratura, di due piani ciascuno, essendo ben visibile dalla pubblica via soltanto l’angolo degli immobili. Sullo sfondo, a destra, si notano la facciata soleggiata di un edificio e, parzialmente, due ponti che attraversano un canale. La palette cromatica è contraddistinta da molteplici grigi e variazioni di tonalità di viola che vengono messi in risalto proprio in virtù del contrasto che si riscontra con il giallo–arancione utilizzato per dipingere il tetto dell’edificio raffigurato nella parte superiore della tela, e rispettivamente l’esterno dell’immobile che si scorge in basso a destra. Octav Angheluţă raffigura spesso Venezia da angolature insolite, evitando di ripercorrere il classico paesaggio uniformato e impersonale. «Scorcio serale di Venezia» è un’opera rappresentativa per la visione dell’artista, mettendo in luce la sua volontà di superare la solita composizione del paesaggio veneziano stereotipato per cogliere gli aspetti sorprendenti, di genuina espressività.

Octav (Octavian) Angheluţă (1904, Brăila–1979, Bucarest) nacque il 3 maggio 1904 a Brăila. Conseguì l’istruzione primaria nella città natia (1910–1914), e quella secondaria a Bacău, Roman e Huşi (1914–1924). Tra il 1924 e il 1928 frequentò l’Accademia di Belle Arti di Bucarest, sotto la guida dei professori e pittori George Demetrescu Mirea (1852–1934), Constantin Artachino (1870–1954) e Camil Ressu (1880–1962), seguendo contemporaneamente i corsi della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bucarest. Nel 1929 partecipò al Salone ufficiale di Bucarest, vincendo il Premio «Anastase Simu» per i dipinti «Angolo dello studio» e «Natura morta». Dal 1929 al 1936 esercitò la professione di insegnante di disegno presso il Liceo di Câmpina, quindi si trasferì a Râmnicu Vâlcea. In seguito ricoprì la carica di Direttore e fu responsabile del riordino e dell’inventariazione delle collezioni della Pinacoteca dello Stato, del Museo «Theodor Aman» e del Museo «Kalinderu» (1940–1949). Nel 1949 fu nominato conservatore alla Galleria Nazionale d’Arte del Museo d’Arte della Romania. Dal 1952 al 1972 fu professore di Pittura presso l’Istituto Universitario di Belle Arti «Nicolae Grigorescu» di Bucarest. Fu fondatore dell’Associazione dei Pittori e degli Scultori romeni, quindi membro dell’Unione degli Artisti Plastici di Romania. Le sue opere sono state esposte in numerose mostre personali in Romania – Câmpina (1931, 1933, 1934) e Bucarest (1935 – Sala «Mozart»; 1937, 1939, 1940, 1942 – Sala Dalles; 1946 – Ateneul Român; 1958 – Sala «Magheru»; 1962, 1967, 1970, 1974 – vari spazi espositivi) – e collettive all’estero: Sofia (1946), Helsinki (1952), Biennale Internazionale d’Arte di Venezia (1954), Varsavia (1955), Vienna (1956), Mosca, Praga, Budapest, Vienna, Berlino (1958), Belgrado e Minsk (1959), Praga, Bratislava e Berlino (1960). Dal 1929, Octav Angheluţă ha partecipato a numerose mostre collettive in musei e gallerie romene: Salone ufficiale di Bucarest (1929, 1931, 1932, 1935–1940, 1943–1945, 1947), esposizioni del gruppo dei giovani artisti «Tinerimea Artistică» (1938, 1940 1943–1945), mostra del «Grupul Nostru» (1940), Mostra Annuale Statale (1948, 1950, 1962). Angheluţă ha intrapreso diversi viaggi di studio e lavoro in Francia, Paesi Bassi e Italia (1931, 1938), Bulgaria (1945, 1946), Austria e Ungheria (1956), URSS e Cecoslovacchia (1953, 1958–1960). Oltre ad essere stato più volte premiato per le sue opere al Salone ufficiale di Bucarest (1932, 1936, 1937, 1939), l’artista ha ricevuto alcuni importanti premi, riconoscimenti e onorificenze nazionali, fra i quali si ricordano il Premio di Stato della Repubblica Popolare Romena (1952, 1953), l’Ordine del Lavoro (1954), il titolo di «Artista Emerito» (1954) e l’Ordine Stella della Repubblica Socialista di Romania (1965).

(scheda a cura di Alina–Ruxandra Mircea; traduzione italiana di Anita Paolicchi)


Romeo Voinescu (n. 1925), Venezia. Ca’ d’Oro, olio su cartoncino, cm 37x38,5, N. inv. M.Br. 2274, firma in basso a destra: «R. Voinescu», senza data [c. 1963/1970], collezione del Museo di Brăila «Carol I» (Romania)

Il dipinto esposto nella presente mostra on-line è un paesaggio urbano che raffigura uno dei monumenti più noti di Venezia: il Palazzo Ca’ d’Oro, magnifica dimora patrizia del Quattrocento edificata in stile gotico fiorito veneziano, che si affaccia sul Canal Grande. In primissimo piano si trovano alcune gondole attraccate alla sponda, mentre nel piano centrale sembra che dalle acque blu acciaio del Canal Grande compaiano le fondazioni sulle quali si eleva il corpo del Palazzo Ca’ d’Oro, facilmente distinguibile per la ricca decorazione della facciata, con le sue due inconfondibili grandi logge traforate. La composizione mantiene l’equilibrio della coloristica tra il piano inferiore e quello superiore del dipinto: tonalità di blu, nero e grigio nel registro inferiore, e ocra d’oro, grigio sbiadito e verdastro sfumato nella parte centrale e nel registro superiore. La coloritura è lievemente pastosa, soprattutto nella parte superiore del quadro. L’esperienza formativa presso l’Accademia di Belle Arti «Pietro Vannucci» di Perugia, dove nel 1963 conseguì uno stage di specializzazione, ha consentito a Romeo Voinescu di affrontare con ottimi risultati il genere paesaggistico, incluso il paesaggio veneziano. Tra i dipinti di Voinescu risalenti al periodo del suo soggiorno di specializzazione in Italia, questa opera che raffigura il celeberrimo palazzo veneziano Ca’ d’Oro rappresenta uno tra i più suggestivi encomi artistici dedicati da un pittore romeno alla città lagunare.

Romeo Voinescu nasce il 28 aprile 1925 a Brăila. Dopo essersi diplomato presso il Liceo «Nicolae Bălcescu» di Brăila nel 1946, Voinescu ha proseguito gli studi presso l’Istituto Universitario di Belle Arti «Nicolae Grigorescu» di Bucarest, conseguendo la Laurea in pittura monumentale nel 1957. Si è successivamente perfezionato in pittura presso l’Accademia di Belle Arti «Pietro Vannucci» di Perugia (1963) e all’Accademia di Belle Arti di Atene (1972). Tra il 1957 e il 1987 percorre tutti i gradini della carriera universitaria, diventando professore ordinario e Preside della Facoltà di Arti Decorative dell’Istituto Universitario di Belle Arti «Nicolae Grigorescu» di Bucarest. È stato tra i fondatori della Sezione Ceramica, Metallo, Vetro della Facoltà di Arti Decorative dello stesso Ateneo di Bucarest.

Il debutto di Voinescu avvenne precocemente, nel 1947, nella città natia, esponendo in una mostra collettiva insieme a Gheorghe Naum, Mihail Gavrilov e Sorin Manolescu, che al tempo erano già artisti affermati. Ha partecipato alle esposizioni organizzate dalla Società «Tinerimea Artistică» dei giovani artisti romeni. Alla produzione pittorica affiancò quella di grafico, disegnatore, decoratore per interni e illustratore per libri. Ritenuto dalla critica uno dei pionieri dell’arte monumentale contemporanea nella Romania del secondo Novecento, Romeo Voinescu ha esposto in numerose mostre personali e collettive, in spazi espositivi pubblici e gallerie private, sia in Romania che all’estero. Le sue opere sono infatti state esposte in importanti mostre collettive dove erano presenti dipinti di Renato Guttuso, sculture di Henry Moore e disegni e incisioni di David Hockney. Sono quasi un centinaio, tra paesaggi, composizioni decorative, schizzi e abbozzi autografi, le opere donate dallo stesso Romeo Voinescu al Museo di Brăila «Carol I».

(scheda a cura di Alina–Ruxandra Mircea; traduzione italiana di Anita Paolicchi)