«Venezia e la sua laguna: lo sguardo degli artisti romeni del lungo Novecento»: Marius Bunescu, Dumitru Dem Iordache

Marius Bunescu (1881–1971), Venezia (I), olio su cartoncino, cm 46,5x55, firma in basso a destra: «Bunescu», senza data [anni ‘30 del Novecento?], collezione privata (Romania).

Marius Bunescu (1881–1971), Venezia (II), olio su cartoncino, cm 31,5x39,5, firma in basso a destra: «Bunescu», senza data [anni ‘30 del Novecento?], collezione privata (Romania).

Marius Bunescu (1881, Caracal–1971, Bucarest) ha contribuito in maniera determinante alla vita artistica romena, sia con la sua produzione pittorica e grafica, sia in ambito amministrativo, come fondatore e direttore di alcuni musei e gallerie bucarestine. Per i primi vent’anni della sua vita Bunescu non ha contatti con la pittura. Soltanto fra il 1904 e il 1906, a Constanţa, riceve le prime lezioni di pittura e disegno da Dimitrie Hârlescu (1872–1923), il quale segna definitivamente il suo destino artistico, convincendolo che il talento di cui è dotato non può essere valorizzato senza un lavoro costante, ben organizzato e svolto sotto la guida di professionisti. Hârlescu lo indirizza in Germania per approfondire gli studi, e così nel 1906 Marius Bunescu si iscrive ai corsi della Reale Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera. Il suo debutto avviene nel 1911, al Salone Ufficiale di Bucarest, con cinque lavori, mentre la prima esposizione personale venne inaugurata nel 1919 alla Libreria Minerva. Un anno più tardi inizia la sua lunga carriera amministrativa ricevendo la direzione del Museo «Anastase Simu» e, successivamente, dopo la morte del collezionista, della Casa Memoriale Simu. Nel 1921, Marius Bunescu partecipa alla creazione del Sindacato delle Belle Arti, venendo scelto come segretario, e ricoprendone poi, dal 1923 al 1927, la presidenza. Il periodo interbellico è quello in cui registra i risultati più notevoli e coincide con la fase in cui raggiunge la maturità artistica, esponendo in una serie di mostre personali accolte con entusiasmo dalla critica e con notevole interesse dal mondo dei collezionisti. Nel 1937 redige il «Catalogo del Museo Simu», nel 1938 vince il Premio Nazionale di pittura, e nel 1940 viene decorato cavaliere di prima classe dell’Ordine al Merito Culturale. Durante la guerra è direttore del Museo «Anastase Simu» e direttore delegato alle Arti nella struttura governativa che si occupava della cultura in Romania. Negli anni dopo il 1947, Bunescu continua il percorso precedentemente iniziato, senza modificare il proprio stile per adattarsi alle nuove condizioni ideologiche imposte alle arti dal regime dittatoriale comunista. Dopo il 1949 prende la guida della Pinacoteca Nazionale del Museo d’Arte della Repubblica Popolare Romena, mentre un anno più tardi si occupa dell’allestimento della Galleria Nazionale. Nel 1953 gli viene conferito il titolo di «Artista Emerito». Nel 1961, a ottant’anni, viene insignito del titolo di «Maestro Emerito delle Arti». Infine, pochi anni dopo, nel 1966, riceve la più alta riconoscenza ufficiale del tempo: il titolo di «Artista del Popolo». Marius Bunescu è stato uno dei pittori che furono scelti dal commissario per la partecipazione della Romania alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia per rappresentare l’arte romena alle edizioni del 1924, 1942 e 1954 della famosa esposizione internazionale d’arte contemporanea.

(scheda a cura di Marcela Gavrilă; traduzione italiana di Anita Paolicchi)


Dumitru Dem Iordache (1905–1982), Venezia (Basilica Santa Maria della Salute), olio su cartoncino, cm 49,5x64,5, firma e data in basso a sinistra: «Iordache», senza data [seconda metà del Novecento], collezione privata (Romania).

Dumitru Dem Iordache (1905, Drăguşeni–1982, Bucarest) nacque il 9 maggio 1905 a Drăguşeni (Distretto di Galaţi). Nel periodo 1918–1925, mentre frequentava i corsi della Scuola magistrale di Focşani, esponeva disegni e dipinti nella vetrina di una libreria della città. Si diplomò all’Accademia di Belle Arti di Bucarest nel 1926 e nel 1928 debuttava al Salone Ufficiale d’arte che si tenne nella capitale. Seguendo la tradizione dei giovani diplomati in Belle Arti, che si mantenne anche nel periodo interbellico, Iordache andò a studiare in Francia fino al 1930, prendendo lezioni a Parigi da Andre Lhote (1885–1962) e Jules Pascin (1885–1930). In questi due anni scoprì l’arte occidentale e ne assimilò alcune influenze, tornando in patria arricchito dall’esperienza diretta delle nuove correnti artistiche. Esponeva le sue opere nell’ambito delle mostre collettive della Società «Tinerimea Artistică» dei giovani artisti romeni (1937, 1941, 1942, 1944, 1945, 1947), venendo apprezzato da Ion Vlasiu (1908–1997) e Carmen Răchiţeanu. Nel 1938 esponeva alla Sala Dalles di Bucarest, a fianco di Ion Grigore Popovici (1907–1946) e Gheorghe Vânătoru (1908–1983). Nel 1948 il «Gruppo dei 6», costituito da Dem Iordache, Iosif Rosenbluth (1894–1975), Alexandru Phoebus (1899–1954), Rudolf Schweitzer–Cumpăna (1886–1975), Gheorghe Vânătoru e Ion Vlasiu, esponeva in una mostra collettiva alla Sala Dalles. Molte furono anche le mostre personali di Dem Iordache a Bucarest: alla Sala «Mozart» nel 1937, alla sala «Nicolae Cristea» nel 1958, alla Sala Magheru nel 1963, alla Sala Dalles nel 1978. Nel 1968 gli fu dedicata una retrospettiva alla Sala Dalles per celebrare i suoi 40 anni di attività. Iordache lavorò anche come pittore di luoghi di culto greco–ortodossi. Dem Iordache venne influenzato dalle tecniche post-impressioniste di applicazione del colore e, ancor di più, si appropriò di uno spettro cromatico vicino a quello dei fauvisti. Tuttavia, anche se sul piano teorico si registrò l’assimilazione delle influenze post-impressioniste, il modo in cui Iordache le assorbì e integrò nella propria opera conferisce originalità al suo stile. Di fronte al paesaggio, Dem Iordache esternava gli stessi sentimenti che si ritrovano anche in Nicolae Dărăscu (1883–1959) e Lucian Grigorescu (1894–1965). I suoi paesaggi sono redatti alla maniera impressionista, con un cromatismo ricco e pennellate forti, che rafforzano la texture della composizione pittorica. Essendo appassionato delle relazioni fra i colori, Iordache sfruttava la percezione ottica nella rappresentazione degli edifici: anche se non ne riproduceva le sfumature in maniera veridica, il risultato assicura allo spettatore la riconoscibilità delle forme.

(scheda a cura di Ana Florescu; traduzione italiana di Anita Paolicchi)