Poesia dell’apocalisse e del ritorno

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Due poetesse, una italiana e una romena, entrambe creatrici di una lingua dagli echi difficilmente dimenticabili, del tutto singolari nelle rispettive terre di origine: Ida Travi e Marta Petreu, saranno presentate a Sant’Elena – Venezia (Ex Convento dei Serviti, Campo della Chiesa 3, Sant’Elena), il 24 novembre e il 3 dicembre.

Marta Petreu: domenica 3 dicembre, ore 16.30

Ida Travi: venerdì 24 novembre, ore 16.30

Marta Petreu  (n. 1955) è poetessa, scrittrice, saggista, giornalista e professoressa di filosofia presso la Facoltà di Storia e Filosofia dell’Università «Babeş–Bolyai» di Cluj-Napoca, Romania. È una delle più note ambasciatrici della cultura romena in Italia grazie alle traduzioni dalle sue opere per mano di: Roberto Merlo, Giovanni Rotiroti, Magda Arhip, Amelia Natalia Bulboacă:L’Apocalisse secondo Marta. Poesie 1981-2014, traduzione di Roberto Merlo, Milano, Joker, 2016;Il passato scabroso di Cioran, a cura di Giovanni Rotiroti, postfazione di Mattia Luigi Pozzi, traduzione di Magda Arhip e di Amelia Bulboacă, Napoli–Salerno, Orthotes 2015;Dall’Olocausto al Gulag. Studi di cultura romena, a cura di Giovanni Rotiroti, postfazione di Irma Carannante, Napoli, Orthotes, 2016. Ha scritto più volumi di poesie e saggi tradotti, oltre che in italiano, in numerose lingue straniere. Le sue opere sono state pubblicate in prestigiose antologie in Gran Bretagna, Canada, Spagna, Francia, Serbia, USA. Marta Petreu ha fondato ed è capo-redattrice di ‘Apostrof’, prestigiosa rivista letteraria romena, nelle pagine della quale la scrittrice ha condotto alcune campagne pubblicistiche di grande impatto nella società e nella vita culturale romena.

Il pomeriggio a Sant’Elena verrà dedicato alla poesia di Marta Petreu pubblicata nel volume L’Apocalisse secondo Marta, tradotto in italiano da Roberto Merlo, che sarà presente all’evento.L’apocalisse di Marta «non è evento ma condizione» persistente di una esistenza condotta in una ininterrotta interrogazione, dai timbri a volte compassionevoli ma soprattutto aspri e inesorabili, spesso irriverenti, rivolta a Dio sulle incisioni senza fine del male storico e ontologico e del dolore. Ci sono brevi spiragli di preghiera:«Oho. Fa’ o Signore un mondo pago di esistere»che si spengono rapidamente in assoluto disincanto:«Qui. Ora. All’interno del mondo/ all'interno della Creazione/ in questa mela verde profumata succosa/ in questa illusione piena di vermi paffuti».

Ida Travi, in quattro raccolte poetiche iniziate nel 2011 con Tà. Poesie dello spiraglio e della neve, proseguite con Il mio nome è Inna,nel 2012, Katrin, saluti dalla casa di nessuno del 2013 fino alla recente Dora Pal – la terra, del 2017, dà voce alla piccola comunità dei Tolki di cui si ignorano sia l’origine, sia le motivazioni per le quali vivono nella rarefatta terra di Zard. Di loro però conosciamo lo strano modo di esprimersi, le parole enigmatiche e aurorali che raramente sono in grado di strutturarsi in lingua se non quando esprimono le intenzioni irrinunciabili di fare un mondo diverso: «te lo dico per l’ultima volta, Zet/ qui c’è una legge che parla chiaro/ bisogna vivere da umani, lo capisci?» E a dirle è una donna, Inna.

Organizzatori: La Settima Stanza – scuola di poesia, Waves

Con la collaborazione di: Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia

Con il patrocinio di: Città di Venezia

Tel.: +39 0415242309

E-mail: istiorga@tin.it

ISTITUTO ROMENO DI CULTURA E RICERCA UMANISTICA DI VENEZIA




Afiş Marta Petreu