In occasione della Giornata internazionale del Danubio/Danube Day, martedì 29 giugno 2021, a partire dalle ore 9,00, l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia offrirà al pubblico, sulla propria pagina Facebook e sul profillo istituzionale del website YouTube, il cortometraggio «Brăila, il più grande porto sul tratto marittimo del Danubio» realizzato dal Museo di Brăila «Carol I».
Brăila è stato il più grande porto romeno sul Danubio, nonché il terminale del tratto marittimo del secondo fiume d’Europa. Brăila ha tratto vantaggio da un ambiente naturale favorevole, da una via d’acqua navigabile, con fondale profondo adatto al traffico delle imbarcazioni di grosso tonnellaggio; la città era nota come «il più grande porto sul Danubio e capolinea di vie marittime». Essa fu, quindi, una porta sulla via navigabile che collegava l’Europa Occidentale a quella Orientale. Dalla seconda metà del XIX secolo fino alla Prima Guerra Mondiale, Brăila fu il porto romeno più grande per le esportazioni di merci, specializzato nel commercio delle granaglie. Nel porto avevano la loro sede i vari operatori portuali, vi si trovavano i magazzini per le granaglie, le ferrovie collegate alla rete nazionale, gli elevatori, i moli flottanti, i pontili marittimi con scalandroni e un pontile fluviale. Nel porto erano attive numerose società di navigazione, romene o straniere, tanto fluviali quanto marittime. Come qualsiasi altro porto del mondo, ospite accogliente per tutti coloro che credevano nell’opportunità di assicurarsi un futuro di prosperità, Brăila fu un universo multietnico e multiculturale. Non fu un’eccezione neanche per quanto riguardava la ripartizione della zona urbana tra immigrati e romeni. Uno dei fattori che favorirono la concentrazione dei vari gruppi di abitanti, non solo su basi etniche, ma anche in funzione delle loro attività e del loro status sociale, furono i piani regolatori e gli assetti urbanistici che le autorità concepirono e attuarono. Ne risultò una disposizione ad anfiteatro, come una «sala spettacoli», che godeva del più bello dei «palcoscenici»: il Danubio. Ai romeni, che costituivano la maggioranza, si affiancarono greci, italiani, tedeschi, austriaci, francesi che erano attratti dalle condizioni favorevoli per i traffici mercantili, ma a questi si aggiunsero anche ondate di immigrati che provenivano dalle zone ancora sotto la dominazione ottomana (bulgari, armeni), oppure che a malincuore avevano abbandonarono i luoghi d’origine a causa delle persecuzioni religiose, come ad esempio russi di rito antico lipovani ed ebrei. Le varie etnie che vivevano a Brăila si stabilirono in posizioni strategiche della città: i greci vicino al Danubio, gli ebrei occuparono gran parte della zona centrale, la migliore area commerciale, accanto a ditte romene, armene e bulgare, i lipovani (russi della zona di Odessa e Tulcea), fondarono un proprio villaggio nei pressi della città. Al fine di conservare e promuovere la propria identità culturale, le popolazioni che si stabilirono qui si organizzarono in comunità etniche. Costruirono luoghi di culto, fondarono scuole proprie e biblioteche, promossero i loro idiomi nei giornali e nelle riviste pubblicate da tipografie che erano patrocinate dai rappresentanti dei vari gruppi, coordinarono le loro azioni riunendosi in associazioni culturali o politiche, ognuna con la sua specificità, tutte autogestite e con finanziamento privato. L’atmosfera cosmopolita del centro portuale, nel quale i vari gruppi etnici coesistevano pacificamente e armoniosamente, arricchendo la vita socio–economica e culturale della città con la propria identità, fece di Brăila un crogiolo della civiltà moderna della Romania dell’Ottocento e del primo Novecento, come ben dimostra il cortometraggio realizzato dalle museografe del Museo Regionale «Carol I».