Rudolf Schweitzer–Cumpăna (1886–1975), Venezia [Basilica di Santa Maria della Salute], olio su cartoncino, cm 49x61, N. inv. 491 P, firma in basso a sinistra: «Schweitzer Cumpăna», senza data [1932/1939?], collezione del Museo Regionale Botoşani (Romania)
Rudolf Schweitzer–Cumpăna (1886, Piteşti–1975, Bucarest) conseguì l’istruzione primaria e secondaria nella città natia, dimostrando già in giovane età uno spiccato talento per il disegno. Con l’aiuto di uno zio, si trasferì a Berlino, dove, dal 1904 al 1908, studiò pittura, prima alla scuola privata del pittore Adolf Gustav Schlabitz e poi alla Regia Accademia di Belle Arti con i professori Erich Hanke, Arthur Kampf e Anton Alexander von Werne. In questo periodo, determinante per la sua formazione, acquisì notevoli capacità nel disegno e nella figurazione, che il pittore sfruttò in seguito, con ottimi risultati, nei ritratti e nei diversi paesaggi che contraddistinguono la sua opera pittorica. Nel 1909, Schweitzer–Cumpăna tornò in Romania per svolgere il servizio di leva. Nel 1911, debuttò al Salone Ufficiale romeno di Bucarest e, l’anno seguente, espose cinque opere all’evento organizzato dalla Società «Tinerimea Artistică» dei giovani artisti; quindi, nel 1913, ebbe la sua prima mostra personale a Bucarest. In seguito prese parte a numerose mostre personali e collettive, in Romania e all’estero, affermandosi come autore versatile e prolifico, eccellendo nella raffigurazione del paesaggio rurale e urbano e nell’esecuzione di diversi ritratti.
Dopo aver combattuto nell’esercito romeno in Transilvania, durante la Grande Guerra, ed essere stato catturato dagli austro–ungheresi nei pressi di Braşov, riprese la sua attività artistica e, nel 1920, espose i suoi dipinti all’Ateneo Romeno, nell’ambito di una mostra collettiva. Negli anni successivi, fu presente con mostre personali a Bucarest (Sala Dalles, Accademia di Belle Arti, Sala «Ileana»); quindi espose le sue opere in diverse altre città romene: Brăila, Buzău, Craiova, Galaţi, Piteşti, Ploieşti, Timişoara ecc. Nel 1929 intraprese un viaggio di studio a Budapest, seguito da successivi viaggi di lavoro a Istanbul, Atene, Salonicco. Nel 1931 si trasferì a Parigi, dove espose le sue opere presso la Galleria «Jeanne Castel», mentre, nel 1932, alcuni suoi dipinti furono esposti nella Mostra degli artisti francesi. Rudolf Schweitzer–Cumpăna proseguì i suoi viaggi soggiornando e lavorando intensamente in Grecia e nella Macedonia settentrionale, quindi in Italia, dove dipinse «en plein air» a Venezia, Milano, Firenze, Roma, Napoli e San Remo. Lasciata l’Italia, si trasferì in Germania per un soggiorno di lavoro che conseguì discreti risultati. Nel 1927 si stabilì a Bucarest. Dal 1951 entrò a far parte dall’Unione degli Artisti Plastici di Romania e fu professore di pittura presso l’Istituto Universitario di Belle Arti «Nicolae Grigorescu» di Bucarest. Viaggiò a lungo anche dopo la Seconda Guerra Mondiale, attraverso la Romania e all’estero, dipingendo innumerevoli paesaggi e immergendosi nell’atmosfera dei luoghi in cui si trovava, assimilando peculiarità e influssi artistici dalle culture che incontrava durante i suoi viaggi. Affrontò una pluralità di generi artistici: ritratti, paesaggi e dipinti tematici, elaborati con una ragguardevole varietà di tecniche: oli, acquerelli, disegno a carboncino, acquatinta. L’artista donò numerose opere ai Musei Regionali di Piteşti, Brăila, Galaţi, Craiova. Nel 1956, al compimento dei suoi 70 anni, l’artista fu insignito dal Governo romeno del titolo di «Maestro d’Arte».
Il dipinto esposto nella mostra on-line ritrae uno dei più famosi edifici di culto della città di Venezia: la seicentesca Basilica di Santa Maria della Salute, raffigurata da tanti altri pittori, a partire dai vedutisti fino a tutte le correnti artistiche dei secoli successivi. La basilica mostra tutta la sua imponenza, grazie alla sua architettura maestosa e al tempo stesso elegante. Per raffigurare le mura massicce, la grande cupola semisferica, la cupola del presbiterio e il campanile, il pittore impiega un impasto di bianco e grigio, chiaro e scuro, mentre per le acque del Canal Grande fa ricorso al blu acciaio, che fa emergere ancor più il profilo inconfondibile della basilica. La pennellata è energica e sicura, il cromatismo denso e pastoso. Il dipinto risale, probabilmente, all’epoca del breve soggiorno che l’artista fece a Venezia durante il suo viaggio di lavoro del 1932. Non è da escludere, d’altro canto, che quest’opera risalga ad un periodo successivo, ossia al viaggio intrapreso da Rudolf Schweitzer–Cumpăna in Italia tra febbraio e marzo 1939, anno in cui il pittore toccò le città di Venezia, Milano, Firenze, Roma, Napoli e San Remo.
[scheda a cura di Cristian Luca]
Eugen Ispir (1909–1974), Ponte a Venezia, olio su tela, cm 70x50, N. inv. 728 P, firma in basso a sinistra: «Ispir», 1937, collezione del Museo Regionale Botoşani (Romania)
Eugen Ispir (1909, Văratic–1974, Bucarest) si forma all’Accademia di Belle Arti di Iaşi, completando gli studi nel 1932 sotto la guida dei professori Ştefan Dimitrescu e Octav Băncilă. Dopo il 1932 partecipa alle Esposizioni ufficiali d’arte e insegna disegno nelle scuole secondarie. Nel 1937 viaggia in Francia e Italia. La prima esposizione personale si tiene nel 1937 alla Sala «Mozart». Seguono viaggi a Parigi e Venezia. La sua attività creatrice si intensifica dopo il 1942, con esposizioni personali alla Sala Dalles di Bucarest, nel 1942 e nel 1944. Le ultime esposizioni all’estero si tengono nel 1970 a Venezia e a Roma. Eugen Ispir opera anche nell’ambito delle arti decorative, realizzando mosaici, pannelli decorativi e ceramiche. Nell’anno 1960, mentre si trovava a Botoşani, contribuisce, con la professoressa Ileana Turuşancu, alla fondazione della prima Pinacoteca civica, nel centro della città, che al momento dell’inaugurazione possedeva 55 dipinti e 8 sculture.
«[Eugen Ispir] si è distinto come pittore operoso, con dipinti a olio e tempera, vicino alla maniera fauve: colori vivi, spontanei, contrastanti, interpretati in maniera soggettiva» (Mircea Deac, Lexicon critic şi documentar. Pictori, sculptori şi desenatori din secolele XV–XX, Bucarest 2008, p. 254).
«Il cromatismo vivo, l’energia dei paesaggi [...] sono solo alcuni dei punti di riferimento di una geografia memorabile. [...] L’adattamento dell’artista al soggetto dimostra il fatto che ciò che è ben concepito può essere facilmente espresso» (Valentin Ciucă, Dicţionarul ilustrat al artelor frumoase din Moldova (1800–2010), Iaşi 2011, p. 273).
«[Eugen Ispir] si è affermato in pittura, ceramica, scultura, vetreria, attirando l’attenzione per la mobilità con cui le affronta e passa dall’una all’altra. Una certa pittoricità si fa sentire nella sua ceramica, così come la pittura non è estranea al trattamento volumetrico–scultoreo delle forme, anche se questo è dato o suggerito esclusivamente dal colore e dalla sua disposizione sulla tela» (Octavian Barbosa, Dicţionarul artiştilor români contemporani, Bucarest 1976).
L’opera esposta in questa mostra on-line è una composizione ispirata all’architettura veneziana che l’artista ha potuto osservare durante il viaggio in Italia del 1937 e raffigura, al centro, un ponte su un canale. Il cromatismo dell’opera è impostato su tonalità blu, bruno–rossicce, bianco–grigie; lo strato pittorico è estremamente pastoso.
(scheda a cura di Ana Florescu; traduzione italiana di Anita Paolicchi)
Dem Iordache (1905–1982), Venezia, olio su tela, cm 60x50, N. inv. 463 P, firma in basso a sinistra: «Iordache», 1928–1930, collezione del Museo Regionale Botoşani (Romania)
Dem Dumitru Iordache (1905, Drăguşeni–1982, Bucarest) nasce il 9 maggio 1905 a Drăguşeni (distretto di Galaţi). Nel periodo 1918–1925, mentre frequenta i corsi della scuola magistrale di Focşani, espone disegni e dipinti nella vetrina di una libreria della città. Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Bucarest nel 1926 e nel 1928 debutta al Salone ufficiale d’arte che si tiene nella capitale. Seguendo la tradizione dei giovani diplomati in Belle Arti, che si mantiene anche nel periodo interbellico, Iordache va a studiare in Francia fino al 1930, prendendo lezioni a Parigi da Andre Lhote e Jules Pascin. In questi due anni scopre l’arte occidentale e ne assimila alcune influenze, tornando in patria arricchito dall’esperienza diretta delle nuove correnti artistiche. Espone le sue opere nell’ambito delle mostre collettive della Società «Tinerimea Artistică» dei giovani artisti romeni (1937, 1941, 1942, 1944, 1945, 1947), venendo apprezzato da Ion Vlasiu e Carmen Răchiţeanu. Nel 1938 espone alla Sala Dalles di Bucarest, a fianco di Ion Grigore Popovici e Gheorghe Vânătoru. Nel 1948 il «Gruppo dei 6», costituito da Dem Iordache, Iosif Rosenbluth, Alexandru Phoebus, Rudolf Schweitzer–Cumpăna, Gheorghe Vânătoru e Ion Vlasiu, espone in una mostra collettiva alla Sala Dalles. Molte sono anche le mostre personali di Dem Iordache a Bucarest: alla Sala «Mozart» nel 1937, alla sala «Nicolae Cristea» nel 1958, alla Sala Magheru nel 1963, alla Sala Dalles nel 1978. Nel 1968 gli viene dedicata una retrospettiva alla Sala Dalles per celebrare i suoi 40 anni di attività. Iordache lavora anche come pittore di luoghi di culto greco–ortodossi.
Dem Iordache viene influenzato dalle tecniche post-impressioniste di applicazione del colore e, ancor di più, si appropria di uno spettro cromatico vicino a quello dei fauvisti. Tuttavia, anche se sul piano teorico si registra l’assimilazione delle influenze post-impressioniste, il modo in cui Iordache le assorbe e integra nella propria opera conferisce originalità al suo stile. Di fronte al paesaggio, Dem Iordache esterna gli stessi sentimenti che si ritrovano anche in Lucian Grigorescu e Nicolae Dărăscu. I suoi paesaggi sono redatti alla maniera impressionista, con un cromatismo ricco e pennellate forti, che rafforzano la texture della composizione pittorica. Essendo appassionato delle relazioni fra i colori, Iordache sfrutta la percezione ottica nella rappresentazione degli edifici: anche se non ne riproduce le sfumature in maniera veridica, il risultato assicura allo spettatore la riconoscibilità delle forme.
L’opera presentata in questa mostra on-line è un paesaggio urbano con architetture veneziane. Le tonalità sono scure: blu, rossi, con una predominanza di toni bianco–grigi nel centro della composizione. Lo strato pittorico è pastoso. L’opera è il risultato dei viaggi di studio e creazione in Italia degli anni 1928–1930, periodo in cui Dem Iordache espone a Roma.
(scheda a cura di Ana Florescu; traduzione italiana di Anita Paolicchi)