Carel Allard/Carolus Allard (1648–1709), Totius Regni Hungariae Maximaeque Partis Danubii Fluminis una cum adiacentibus et finitimis Regionibus Novissima Delineatio, Amsterdam 1685, 45x80 cm, incisione in rame, coloritura coeva all’acquerello, collezione privata.
Mappa del corso del Danubio, dalla Baviera allo sbocco del fiume nel Mar Nero, che tocca nell’area meridionale l’Adriatico e la Penisola Balcanica, e in quella settentrionale Boemia, Moravia, Polonia e l’Ucraina. L’elaborato cartiglio è finemente decorato con scene allegoriche, senza essere troppo carico di trofei di guerra e di orpelli di diverso genere. È una mappa evidentemente compilativa, che prende a modello le carte geografiche di numerosi cartografi attivi a cavallo tra il Cinque e il Seicento: Giacomo Gastaldi, Giovanni Antonio Magini, arrivando ai predecessori e contemporanei di Allard: Matthäus Merian, i Blaeu, Nicolas Sanson, Johannes Janssonius, Frederik de Wit, ecc. Questa mappa di Carel Allard è prima di tutto un oggetto d’arte, una carta geografica decorativa, apprezzabile per la qualità della stampa, della carta utilizzata e della coloritura ad acquerello. Il corso del Danubio è raffigurato con cura, mentre gli errori di determinazione e le imprecisioni topografiche abbondano: i Principati Romeni sono raffigurati lungo il tratto meridionale del fiume, però l’estensione e la delimitazione territoriale della Valacchia e della Moldavia sono inesatte, mentre risultano di poco più precise quelle del Principato di Transilvania. Allard trae spunto indistintamente da varie produzioni cartografiche, senza curarsi di sistemare i dati raccolti, né di aggiornare la raffigurazione delle realtà politico–geografiche del territorio. Per quanto riguarda lo spazio romeno, ubicato tra la catena dei Carpazi e il Danubio, solo in parte l’idrografia del territorio – vale a dire i principali affluenti del grande fiume – è raffigurata con minima cura, mentre i toponimi sono indicati in minor misura e in riferimento ad intere aree vengono completamente ignorati.
Carel Allard (1648–1709), editore, incisore e cartografo, nacque ad Amsterdam il 19 gennaio 1648, primogenito dell’editore e incisore Hugo Allard (1627–1684). Quest’ultimo, attivo a Tournai e ad Amsterdam, pubblicò varie mappe, stampe e libri, e gestì tale attività cartografica ed editoriale fino agli ultimi anni di vita, lasciando poi le redini al figlio Carel. Questi pubblicava in proprio oppure su committenza carte geografiche, stampe raffiguranti vari temi urbanistici, etnografici e pittoreschi, libri, giornali, ecc. La produzione a stampa di Allard aveva un carattere eterogeneo: le carte geografiche costituivano una buona parte della sua opera, ma non la più riuscita, poiché le mappe erano ritenute eleganti per il disegno e pregevoli per la coloritura artistica, ma di scarsa qualità scientifica. I suoi «Atlas Minor» e «Atlas Major» altro non sono che raccolte di mappe già pubblicate da tempo da altri cartografi, stampatori e mercanti di stampe. L’«Atlas Minor», dopo una possibile edizione del 1696, uscì nel 1707 in due versioni: una che contava 260 mappe di grandi dimensioni, l’altra che raccoglieva 150 carte geografiche di minor estensione. Nei due atlanti, la mano di Allard si scorge in poche delle carte da lui compilate e tantomeno in quelle incise. Nella maggior parte, le mappe date alle stampe nei due atlanti sono incisioni già pubblicate da cartografi come Janssonius, i Visscher, Frederik de Wit, ma anche lavori dei Blaeu, Cornelis e Justus Danckerts, Pieter Mortier, Peter Schenk, Alexis–Hubert Jaillot, ecc. Per le 57 incisioni raccolte e pubblicate all’inizio del Settecento nel «Magnum theatrum belli», Allard attinse sfacciatamente alla produzione dei Visscher e di altri editori di stampe coevi. Un discreto successo commerciale ottenne il libro «Orbis habitabilis oppida et vestitus», apparso ad Amsterdam nel 1695, che raccoglie 100 incisioni, tra piante di città, architetture urbane, disegni volti a rappresentare l’abbigliamento e le peculiarità delle popolazioni di varie zone del mondo. Carel Allard fu l’editore e l’autore di alcune incisioni, mentre la maggior parte delle tavole sono state eseguite dagli incisori Thomas Doesburgh (attivo tra il 1683 e il 1714) e Aldert Meijer (c. 1663/1664–c. 1690). Le incisioni sono in gran parte, se non del tutto, simili oppure rielaborazioni tratte da varie pubblicazioni precedenti oppure prendono ampiamente a modello le opere del medico, scrittore e geografo amsterdamese Olfert Dapper (1636–1689). Nell’ultimo quarto del Seicento, Carel Allard revisionò la mappa di suo padre, «Nova totius Regni Poloniae, Magnique Ducatus Lithuaniae, cum suis Palatinatibus ac Confiniis», e la pubblicò con il titolo «Regni Poloniæ, Magni Ducatus Lithuaniae ...». Questa mappa è stata pubblicata successivamente, revisionata e aggiornata, nel 1696, 1697, 1703 e 1705. Nel 1695, Allard diede alle stampe ad Amsterdam la mappa «Accuratissima Europae tabula, multis locis correcta …», nella quale attinge a piene mani alle opere di Willem Janszoon Blaeu e Johannes Janssonius.
Nel 1700 gli affari di Carel Allard arrancavano: i suoi atlanti non trovavano più acquirenti, insidiati da una parte dalla concorrenza francese, che produceva carte geografiche più accurate e moderne, e dall’altra da quella tedesca, in grado di dimezzare i prezzi di produzione delle mappe che metteva in vendita sul mercato europeo. Nel 1706, Carel Allard passò ai figli Abraham e Hugo tutte le disponibilità di vendita presenti nella sua stamperia. Poco più di due anni più tardi, nel 1708, in occasione di un’asta pubblica che si svolgeva ad Amsterdam, gli atlanti di Allard figuravano tra i beni messi in vendita, e di lì a poco fu reso pubblico il fallimento del suo negozio. Dopo la morte di Carel Allard, avvenuta il 1 febbraio 1709, suo figlio Abraham Allard rimase attivo come cartografo e editore per il resto della sua vita, fino al 1725. Tuttavia, buona parte delle matrici in rame della bottega di Carel Allard passò nelle mani dell’editore Pieter van der Aa (1659–1733) di Leida, e da questi furono poi utilizzate per i libri illustrati pubblicati dalla sua stamperia.
Alexis–Hubert Jaillot (c. 1632–1712), [Nicolas Sanson d’Abbeville (1600–1667)], Le Cours du Danube depuis sa Source jusqu’à ses Embouchures, dresse sur les Mémoires les plus nouveau du P. Coronelli et autres, in Alexis–Hubert Jaillot, Atlas Nouveau, Parigi 1693, cm 61x109, incisione in rame, coloritura coeva all’acquerello, collezione privata.
Mappa del corso del Danubio, dalla fonte allo sbocco nel Mar Nero, tratta dall’«Atlas Nouveau» di Alexis–Hubert Jaillot. Come risulta dal titolo della carta, Jaillot utilizzò, nella rappresentazione cartografica del bacino del Danubio, molteplici dati tratti dalla mappa del geografo, cartografo, cosmografo ed enciclopedista veneziano Vincenzo Maria Coronelli (1650–1718), pubblicata nel 1688 a Parigi dall’incisore, cartografo e stampatore francese Jean–Baptiste Nolin (1657–1708). È una carta del Danubio riccamente decorata, e la coloritura coeva all’acquerello fu realizzata con particolare cura. L’elaborato cartiglio allegorico, ubicato in basso a sinistra, è impreziosito da quattro medaglioni con i ritratti del pontefice Innocenzo XII, dell’imperatore Leopoldo I d’Asburgo, del re di Polonia Giovanni Sobieski, del re di Ungheria e di Boemia, nonché arciduca d’Austria, Giuseppe I d’Asburgo e del principe elettore Massimiliano II Emanuele di Wittelsbach, duca di Baviera. Nella parte inferiore della mappa si trovano le vedute prospettiche delle città, racchiuse da cinte murarie, di Varadino (Oradea), Canissa (Nagykanizsa), Temeşvar (Timişoara/Temesvár), Szigetvár e Belgrado, nonché una cartina del Bosforo sulla quale si scorge una piccola proiezione urbanistica di Costantinopoli. Il cartiglio raffigura il conflitto tra la Respublica Christiana e l’Impero Ottomano, ricorrendo al simbolismo religioso: sul lato sinistro, un individuo crollato a terra, con la mano poggiata sul Corano aperto, viene calpestato da un monaco cristiano; sul lato destro, un soldato cristiano che indossa una pesante armatura, l’elmo piumato, uno scudo quadrato e una spada, calpesta e sta per colpire con l’arma bianca il nemico mussulmano rovinosamente caduto a terra. Il cartiglio è sormontato da un’aquila con le ali spiegate, adornata di vari trofei di guerra, tra armi, bandiere, stendardi, armature. Nel registro inferiore del cartiglio, sotto il titolo della mappa, sono ritratti, sulla riva del fiume, il Danubio impersonato da un anziano barbuto di profilo verso destra coronato di alloro e due giovani con la chioma ricoperta di foglie che impersonano il Brigach e il Breg, dalla cui confluenza, nei pressi di Donaueschingen, ha origine il Danubio. I Principati Romeni sono raffigurati entro i confini naturali, ovviamente senza particolare precisione topografica. I nomi della Valacchia e della Moldavia sono scambiati l’uno con l’altro, conseguenza dell’uso delle fonti polacco–lituane utilizzate per la stesura della carta geografica. Gli affluenti del Danubio nel territorio romeno vengono con più attenzione raffigurati, mentre i toponimi sono poco numerosi e in alcune aree dei principati vengono completamente ignorati.
Alexis–Hubert Jaillot (c. 1632–1712) fu uno dei più importanti cartografi francesi del XVII secolo. Nacque a Saint-Claude, nella Franca Contea, e si trasferì a Parigi nel 1657, insieme al fratello Simon. Jaillot era dedito alla scultura all’arrivo nella capitale francese e cominciò a muovere i primi passi nel mondo dell’editoria in seguito al matrimonio – avvenuto nel gennaio 1665 – con Jeanne Berey, figlia dell’editore e cartografo Nicolas Berey (1610?–1665). L’improvvisa scomparsa del suocero spinse Jaillot a rilevare l’attività produttiva e commerciale di Berey – insieme al cognato Nicolas II Berey, che si spegnerà nel dicembre 1667 –, la rinomata stamperia parigina «Aux deux Globes», entrando poi in società con i figli ed eredi di Nicolas Sanson: Guglielmo Sanson (1633–1703) e Adrien Sanson (?–1708). Dal 1671, Jaillot riutilizzò le matrici in rame del defunto cartografo francese, dando alle stampe varie carte geografiche di Nicolas Sanson, traendo vantaggio dalle circostanze favorevoli createsi sul mercato a seguito della chiusura dell’officina cartografica e stamperia dei Blaeu, nel 1672, dovuta all’incendio di vaste proporzioni che aveva distrutto le matrici in rame accumulate per generazioni. Jaillot revisionò alcune mappe che Nicolas Sanson aveva preparato per la stampa, senza riuscire a pubblicarle, quindi ridisegnò le carte geografiche già pubblicate e per l’occasione ridimensionò il formato su matrici in rame più grandi. Dal 1672 in poi, Jaillot aveva pubblicato varie mappe di Sanson, quindi raccolse e diede alle stampe parte della produzione cartografica sansoniana, insieme alle sue rielaborazioni, nell’atlante di grade successo «Atlas Nouveau contenant toutes les Parties du Monde, ou sont exactement remarques les Empires, Monarchies, Royaumes, États, Républiques & Peuples qui fy trouvent à présent. Par le Sr. Sanson, Géographe ordinaire du Roy, présente a Monseigneur le Dauphin …, Hubert Jaillot Géographe du Roy. A Paris, Chez Hubert Jaillot», che fu pubblicato a Parigi, in edizioni successive, nel 1681, 1684, 1689, 1693, quindi ad Amsterdam, dall’editore Pieter Mortier (1661–1711), nel 1692, 1695, 1696, 1707, 1708, 1721 e 1735, raggiungendo, dalle iniziali 99 carte geografiche dell’edizione uscita dalle stampe nel 1692, le 300 mappe del 1721 e addirittura le 400 carte nell’edizione del 1735.
Le carte geografiche di Alexis–Hubert Jaillot sono qualitativamente superiori alle mappe di Nicolas Sanson, in quanto più precise, con una grafica più ricca, e stampate su carta migliore, finemente colorate all’acquerello con il ricorso a colori densi e brillanti. Dopo la rottura della società con i Sanson, Jaillot avviò la collaborazione con Pieter Mortier, editore e stampatore di Amsterdam, che dal 1692 pubblicò l’«Atlas Nouveau» contenente le carte geografiche di Nicolas Sanson e le rielaborazioni dello stesso Jaillot. I grandi atlanti di Jaillot, nella versione originale francese e in quella dell’editore Pieter Mortier, poi di Mortier e Covens di Amsterdam, segnano il tramonto del predominio della scuola cartografica dei Paesi Bassi, più decorativa e meno attenta alla precisione topografica, e il sopravvento a livello internazionale della scuola cartografica francese, che coniugava la qualità estetica a quella scientifica. Jaillot ebbe un approccio scientifico che divenne specifico della scuola cartografica francese, che raggiunse la piena maturità creativa e produttiva nel Settecento con Guillaume Delisle (1675–1726), Claude Delisle (1644–1720), Joseph–Nicolas Delisle (1688–1768) e Jean–Baptiste Bourguignon d’Anville (1697–1782), autori che, con il loro impegno e la loro arte, fecero della Francia il centro incontrastato della cartografia europea.
Alexis–Hubert Jaillot valorizzò e perfezionò l’eredità di Sanson, potenziando la diffusione dell’opera del grande cartografo francese. Dal 1672, per Jaillot lavorarono gli incisori François Caumartin e Louis Cordier. Senza rinunciare all’attività di cartografo e editore, Jaillot acquisì la carica di procuratore reale del baliaggio di Melun (Île-de-France). Le carte geografiche raccolte nell’atlante di Jaillot si caratterizzano per il formato di stampa più grande immesso sul mercato europeo della cartografia commerciale del Seicento. Dall’atlante di Jaillot presero a piene mani numerosi cartografi del tardo Seicento e del Settecento. Già l’editore di Amsterdam di Alexis–Hubert Jaillot, Pieter Mortier, si ispirò ampiamente all’«Atlas Nouveau» per le sue pubblicazioni cartografiche; il figlio di quest’ultimo, Cornelis Mortier (1699–1783), strinse società nel 1721 con Johannes Covens (1697–1774), dando inizio all’officina cartografica e tipografica Covens e Mortier di Amsterdam (1721–1866), che pubblicò l’edizione del grande atlante di Jaillot del 1735, la quale contava ben 400 mappe. Le carte geografiche di Sanson e Jaillot furono fonte d’ispirazione per gli stampatori e i cartografi Johann Hoffmann (1629–1698) di Norimberga e William Berry (1639–1718) di Londra. Sia l’«Atlas Nouveau» di Jaillot sia l’«Atlas royal» di Pieter Mortier riscossero un notevole successo commerciale, raggiungendo un numero complessivo di copie e un’ampia diffusione che nessun altro atlante aveva fino ad allora toccato, né avrebbero ottenuto quelli di Herman Moll (1654?–1732), e neppure quelli scaturiti dal sodalizio professionale tra John Senex (1690–1740), James Maxwell e Charles Price (1679?–1733). Alexis–Hubert Jaillot spirò a Parigi, il 2 novembre 1712, e il suo patrimonio, inclusa l’officina cartografica e la stamperia, passò al figlio Bernard–Jean–Hyacinthe Jaillot (1673–1739).