IoDeposito in collaborazione con Atelier Montez e con il patrocinio dell’Accademia di Romania e del IV Municipio di Roma, presenta la mostra Sacer Esto.
Vernissage venerdì 6 Aprile ore 18.30.
La mostra è visitabile dal 6 al 20 Aprile, dal martedì alla domenica dalle 18.00 alle 22.00, presso l’Atelier Montez in via di Pietralata 147, 00158 Roma.
Visite guidate disponibili tutte le mattine su prenotazione dalle 10.00 alle 13.00.
Ingresso gratuito, per info e prenotazioni: giulia.dipaola@iodeposito.org, federica.ceci@iodeposito.org / +393246636739 +393334682302
Con la formula solenne “Sacer esto”, contenuta nelle XII Tavole - prima fonte scritta del diritto romano – veniva comminata, nella Roma Arcaica, la gravissima sanzione della sacertà. Ne veniva colpito colui che si rendeva responsabile di aver turbato la cd. pax deorum, ossia l’armonia che sempre doveva connotare i rapporti fra gli uomini e fra essi e gli dei. Le azioni che ne comportavano l’irrogazione erano, in genere, quelle percepite come maggiormente offensive per l’ordine prestabilito. Tuttavia, sin da epoca molto risalente, esisteva anche una sacertà di fatto che connotava lo straniero o comunque il diverso. L’homo sacer, ritenuto impuro, non era titolare di alcun diritto nonché indegno di qualsiasi dovere, era uccidibile ma non sacrificabile; chiunque uccidendolo rimaneva impunito e l’homo sacer non poteva essere giudicato dai tribunali né immolato in sacrificio, stante appunto l’impurità che accompagnava tale status.
L’opera Reeducation di Mircea Ciutuevoca, con immediatezza, questi pensieri; l’artista, in una tela di dimensioni possenti, le cui paste alte concorrono a dare spessore e autenticità al sentire dei giovani smarriti e straniati che vi sono rappresentati, mostra i campi di rieducazione in cui, durante il regime di Ceausescu, venivano rinchiusi i dissidenti e i non allineati.
L’artista, nato nel 1989 a ridosso della fine della dittatura, porta in sé una prospettiva molto ravvicinata degli eventi tragici e dei dolori subiti dalla propria terra e dal proprio popolo. E’ una visione la sua non elaborata dal tempo, non ancora inserita nella storia e proprio per questo particolarmente vivida e di subitanea percezione. La condizione degli occupanti i campi di rieducazione, come i campi di sterminio e comunque i campi di prigionia di ogni guerra e ogni tirannide, è del tutto sovrapponibile a quella dell’homo sacer: Uomini, non persone, in un limbo che precede la morte ma che non è più vita; sottoposti all’arbitrio di chi detiene il potere e stabilisce che la loro esistenza non è meritevole di alcuna tutela (l’eccezione appunto).
L’opera di Ciutu verrà esposta da sola, come una pala d’altare in un tempio laico che accoglie e raccoglie chi ha fede in qualunque dio, chi non ne ha e chi ha fede solo nell’uomo.
A coronare l’esperienza del visitatore sarà l’allestimento intimo e raccolto della serie dei bozzetti d’artista posizionati in uno spazio predisposto come fosse un abside dietro la grande tela. L’accesso ‘segreto’ consentirà al pubblico la rivelazione del lavoro preliminare che ha condotto Ciutu alla realizzazione dell’opera monumentale.
Mircea Ciutu nasce nel 1989 a Bucarest poco prima della caduta del comunismo. Gli anni della sua infanzia e della sua adolescenza sono infatti profondamente segnati dalla rivoluzione. Il clima teso e bellico che si respira in quegli anni in Romania influenza le successive scelte stilistiche di Mircea che, intrapresi gli studi in Accademia dove può affinare l’apprendimento di tutte le più importanti tecniche artistiche dal disegno alla scultura, dalla pittura alla fotografia fino al mosaico e all’installazione, sceglie di utilizzare l’arte come strumento privilegiato di indagine storico-sociale sia intima che collettiva.
Terminata brillantemente l’Accademia, si trovò molto giovane a dover fare i conti con la fragilità del futuro e le incertezze del presente e, come per i suoi compagni di studi, con la duplice possibilità di scegliere o la via dell’insegnamento diventando così un professore oppure di inseguire la propria vocazione e diventare un artista. Quando realizzò che fare arte è pur sempre una forma di insegnamento, decise di essere un artista.
Il suo intento era infatti quello di capire prima e restituire poi le motivazioni che avevano generato la guerra: causa madre di tutti i problemi che avevano dilaniato e devastato il suo paese.
Mircea, nel suo modus operandi, sceglie di attivare un lento processo epifanico che ritorna alle radici, indaga il passato e le fondamenta del proprio paese di pari passi allo studio della recente storia d’Europa.
Come avesse il dono di una grande e super partes lente di ingrandimento, Mircea seleziona i fatti e i dettagli necessari per ricostruire il senso, per avere il quadro completo dello scenario che ha caratterizzato la sua terra. Il linguaggio che sceglie per restituire all’esterno le sue ricerche, è un linguaggio pittorico estremamente materico. La fisicità dei segni lasciati sulla tela e la gamma cromatica utilizzata, racchiudono una potente forza espressiva. La tela diventa per Mircea un vero campo di battaglia dove si scontrano colori e forme. I personaggi dei suoi dipinti sono spesso i giovani, sono le vittime della guerra, sono i veri protagonisti di un paese stravolto. I volti che Mircea rappresenta sono infatti la sintesi delle diverse narrazioni di una storia condivisa, sono un tentativo di risposta all’indagine che ha accompagnato l’artista. Le opere di Mircea racchiudono vicende storiche legate ai territori d’origine, riflessioni e ricerche intime e personali che spesso denunciano drammaticamente la pericolosa serialità della guerra, e ne fanno emergere i dolorosi lasciti attraverso la scelta di una specifica tavolozza cromatica: un’intensità di colori, di contrasti e di pennellate concitate e violente.
In collaborazione con Atelier Montez
ENG : SACER ESTO - Mircea Ciutu ITA - SACER ESTO - MOSTRA DELL'OPERA REEDUCATION DI MIRCEA CIUTU ITA - MIRCEA CIUTU