«Venezia e la sua laguna: lo sguardo degli artisti romeni del lungo Novecento»: Constion (Constantin Ionescu)

Constion (Constantin Ionescu) (c. 1900–anni ‘70 del Novecento), Barche a vela nel bacino di San Marco, olio su cartoncino, cm 34,5x49, firma in basso a destra: «Constion», senza data [anni ‘40–‘70 del Novecento], collezione privata (Romania).

Constion (Constantin Ionescu) (c. 1900–anni ‘70 del Novecento), Basilica di Santa Maria della Salute, olio su cartoncino, cm 19x14, firma in basso a sinistra: «Constion», senza data [anni ‘40–‘70 del Novecento], collezione privata (Romania).

Constion (Constantin Ionescu) (c. 1900–anni ‘70 del Novecento), Barche da pesca nella laguna di Venezia, olio su cartoncino, cm 50x35, firma in basso a sinistra: «Constion», senza data [anni ‘40–‘70 del Novecento], collezione privata (Romania).

Constion (Constantin Ionescu) (c. 1900–anni ‘70 del Novecento), pittore romeno del Novecento, la cui identità è rimasta avvolta nel mistero. Di lui, infatti, si sa pochissimo; anche la firma apposta ai suoi dipinti consiste in uno pseudonimo risultante dall’anagramma del suo nome e del suo cognome. Paradossalmente, pur riscuotendo le sue opere un sempre maggiore apprezzamento, da parte dei collezionisti e della critica d’arte, la sua vita e la sua attività restano a tutt’oggi quasi del tutto ignorate dagli storici dell’arte contemporanea romena. I dizionari delle arti visive della Romania non includono neppure una sua breve scheda biografica. Come abbiamo detto, la stessa firma: «Constion», perfettamente distinguibile sulle sue opere, è uno pseudonimo che, ragionevolmente, riteniamo il risultato dell’anagramma del nome e del cognome. La conferma della validità della nostra ipotesi emerge dall’analisi di un’opera del pittore intitolata: «Il fioraio», e conservata in una collezione privata. Tale opera reca la firma: «C. Ionescu–Constion», che rivela l’identità dell’artista, confermando l’origine e il significato dello pseudonimo. Tuttavia, la vita e l’attività artistica del pittore restano ancora poco conosciute, e purtroppo l’abitudine di non datare le opere rende difficile la loro collocazione nel tempo. Trattandosi di un autore abbastanza prolifico, delle oltre 400 opere pittoriche che finora gli sono attribuite, solo 8 recano la data, divenendo così importantissimi tasselli nella difficile ricostruzione del percorso artistico di Constantin Ionescu. Lo stile, la tecnica pittorica e i temi affrontati da Constion rispecchiano pienamente la sua appartenenza al tardo-impressionismo romeno nel periodo tra le due guerre mondiali. Le scene di ballo al Palazzo Reale di Bucarest, i paesaggi agresti, la raffigurazione dei tratti caratteristici della campagna romena, dove l’unico elemento di modernità è la trebbiatrice meccanica, costituiscono altrettanti indizi che fanno risalire la sua formazione e la sua affermazione, in campo artistico, al periodo antecedente all’imposizione autoritaria del realismo socialista nelle arti visive della Romania del secondo dopoguerra. Tra i suoi primi lavori ci sono il pastello: «Testa di giovane donna», risalente al 1920, seguito da alcune opere eseguite nella stessa tecnica pittorica: «Hora» (1922), «Iole» (1923) e «Scena di famiglia» (1928). Agli anni ‘30 del Novecento, risalgono due opere datate e firmate dall’artista, il pastello: «Ritratto di giovane donna» (1933), e l’olio su cartoncino: «Natura morta con crisantemi» (1936). Non solo il dipinto: «Alla fontana» (1952), ma anche la raffigurazione del tradizionale ballo contadino romeno chiamato «hora», opera che reca a tergo un prezioso appunto, probabilmente autografo dell’artista: «Hora in Oltenia / luglio 1971 / Constion», ci consentono di seguire, sebbene vagamente, l’attività artistica del pittore nei decenni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, che videro Constion saldamente fedele ai suoi temi pittorici preferiti: paesaggi rurali e marine. Agli ultimi anni di vita del pittore, risale un’interessante serie di dipinti di interni, uno dei quali, dal titolo: «Lo studio dell’artista a Suceviţa», conservato in una collezione privata, sembra suggerire il ritorno dell’artista nella località natia, ancora sconosciuta, oppure un soggiorno di lavoro nella Bucovina. È certo che, nel 1943, Constion risiedeva nel pieno centro di Bucarest, e il suo recapito dell’epoca era: «Passage Vittoria, Scala B, 2° piano», ma non ci è chiaro se si trattava dello studio dell’artista, della sua abitazione o di entrambi.

Alcuni nuovi elementi in merito alla biografia di Constion, gentilmente segnalatici da Dan Tudor, che ringraziamo vivamente, emergono dalla stampa dell’epoca. Nel febbraio 1930, ad esempio, nel segnalare una mostra inaugurata alla Sala «Mozart» di Bucarest, Mihail Gheorghe Constantinescu menziona che gli artisti espositori erano i giovani pittori Henry Vintilescu (1899–1974) e C. Constion. L’articolo di Constantinescu è illuminante per alcuni importanti aspetti concernenti la vita e l’attività di Constion (Constantin Ionescu). Ci viene confermato, innanzitutto, che il pittore si presentava, e così anche firmava i suoi dipinti, con lo pseudonimo: «Constion» o «C. Constion». Dall’articolo risulta poi che l’artista era alla sua mostra d’esordio e che, in questa circostanza, riscosse l’apprezzamento del pubblico e della critica. Non meno importanti gli accenni alla sua predilezione per l’acquerello; Constantinescu, infatti, ritiene che: «[…] gli acquerelli dal titolo suggestivo: canneto, barca, idillio, velieri, croce e alcuni cippi commemorativi a forma di croce, riprodotti con sfumature di colore che restituiscono la loro antichità, ci inducono a intravvedere nell’esordiente di oggi un artista di notevole qualità». Constantinescu inoltre, nell’evidenziare il fatto che il pittore non si limiti ad un determinato genere artistico, mostra di intuire potenzialità che, già allora, andavano ben oltre le opere ad acquarello esposte nella Sala «Mozart». Constion partecipò una sola volta al Salone Ufficiale di Bucarest, e cioè all’edizione autunnale del 1943, nella quale utilizzò la sua vera identità – Constantin Ionescu – per esporre due disegni: «Nel Delta del Danubio» e «Inverno nella Pianura di Bărăgan».

Le otto opere datate, nella produzione artistica del pittore Constion (Constantin Ionescu), costituiscono un contributo importante alla conoscenza della sua attività. Dal suo ingresso nel mondo dell’arte, nel 1920, all’esordio in una mostra collettiva, nel 1930, ci vollero non meno di dieci anni perché egli raggiungesse un benché minimo traguardo professionale. Il mondo artistico bucarestino era all’epoca altamente competitivo, per cui le nuove leve faticavano ad affermarsi su un mercato dell’arte che privilegiava artisti di primo piano e i cosiddetti pittori alla moda. L’affermazione di Constion avvenne probabilmente negli anni ‘30 del Novecento, mentre la sua attività proseguì a lungo nel secondo dopoguerra. Egli, quindi, non fu un pittore strettamente legato alla tradizione artistica interbellica, pur non avendo cambiato il genere che lo aveva consacrato sul mercato romeno dell’arte contemporanea.

Affrontando temi diversi per venire incontro alle richieste del mercato d’arte, Constion produsse un consistente numero di opere. Dipendendo economicamente dalla vendita dei quadri, Constion non disdegnò di soddisfare le richieste degli acquirenti, alquanto diversificate e non sempre improntate alla più elevata qualità estetica. La sua produzione pittorica è quindi molto variegata e di valore diseguale: paesaggi veneziani, scene orientali, scene di vita rurale, attendamenti di nomadi sinti, balli tradizionali contadini, scene di ballo liscio, fiere e mercati, interni borghesi, nature morte, ecc. La ritrattistica fu un genere che l’artista praticò raramente, e soltanto nei dipinti a pastello risalenti al periodo 1920–1933. La vendita di quadri consentì a Constantin Ionescu di viaggiare e lavorare in molti luoghi, sia in Romania (Dobrugia meridionale, Delta del Danubio, Transilvania, Oltenia), che all’estero (Italia, Svizzera, Paesi Bassi, Turchia). Le notizie tratte dalla stampa dell’epoca rivelano un aspetto finora ignorato dell’attività del pittore: Constion si era affermato negli anni ‘30–’40 del Novecento come acquerellista e, solo in seguito, si dedicò alla pittura ad olio. I paesaggi veneziani, nel variegato panorama tematico della produzione di Constion, sono un argomento costante: oltre il 10% del totale dei dipinti dell’artista finora noti riguarda infatti Venezia e la sua laguna.

Negli olii su cartoncino o su tela, così come nei dipinti ad acquarello, vengono raffigurati prevalentemente scorci marini, con iole e barche ormeggiate o in navigazione nelle acque quiete dell’Adriatico; la cornice suggestiva, che fa da sfondo ai natanti, consiste in alcuni dei monumenti più emblematici della città di Venezia: Palazzo Ducale, Basilica di Santa Maria della Salute, il Campanile di San Marco. In alcune opere si avverte un equilibrio tra il paesaggio marino e quello urbano, mentre in altri dipinti domina il paesaggio urbano, caratterizzato da edifici che si affacciano sulle rive dei «canaletti» interni della città lagunare. Troviamo, poi, alcune scene di mercato, nelle quali Constion dimostra egregiamente la sua capacità di esprimere con una squisita esuberanza cromatica il fermento della folla intenta a fare acquisti e gli edifici inondati dalla luce solare. Un primo soggiorno veneziano del pittore, da collocare presumibilmente nel periodo tra le due guerre mondiali, registra la presenza dell’amico Henry Vintilescu, nei cui dipinti troviamo lo stesso genere paesaggistico. L’opera «Iole», risalente al 1923, sembra comprovare la nostra ipotesi. Anche nella mostra d’esordio del 1930, Constion esponeva varie «barche a vela» ad acquerello, probabilmente anch’esse imbarcazioni veneziane. Il suo viaggio per raggiungere le terre italiane può essere seguito nei dipinti realizzati lungo il tragitto, che passava per i valichi delle Alpi, catena montuosa raffigurata in alcuni dipinti dell’artista romeno. Il suo itinerario nella Penisola italiana toccò prima la costa adriatica, poi proseguì per quella tirrenica, dove Constion dipinse alcuni paesaggi assolati a Capri (Monte Solaro) e a Sorrento. Con notevole talento, mettendo a frutto le sue doti di abile disegnatore e la capacità di eccellere in varie tecniche pittoriche, adoperando ingegnosamente una ricca tavolozza di colori, il pittore Constion (Constantin Ionescu) si dimostra un ottimo interprete della modernità, sia nell’affrontare temi destinati al pubblico dal gusto estetico semplice e rassicurante, sia nel venire incontro alle esigenze dei raffinati amanti dell’arte contemporanea romena del periodo interbellico e del secondo dopoguerra. Egli, come tanti altri pittori poco noti o addirittura sconosciuti, rimasti all’ombra dei maestri e degli artisti più affermati, riuscì a creare anche opere di notevole qualità, oggi relativamente facili da identificare sulla base ad alcuni elementi che costituiscono la sua impronta personale, e che testimoniano il talento indiscusso di un artista finito ingiustamente nell’oblio. Nell’arte figurativa del Novecento, i paesaggi veneziani di Constion, benché ascrivibili alla tradizione tardo-impressionista, furono anche innovativi e forniscono probabilmente il gruppo più numeroso di dipinti dedicati a questo tema da un artista romeno.

Riferimenti bibliografici: Mihail Gh. Constantinescu, Expoziţiile actuale – Sala Mozart, in «Universul Literar», n. 6 (2 febbraio), 1930, p. 91; Salonul Oficial de toamnă 1943. Desen, gravură, afiş, Bucarest 1943, p. 22, 43; Petre Oprea, Expozanți la Saloanele Oficiale de pictură, sculptură, grafică 1924–1944, Bucarest 2004, p. 57; Dan Tudor, Indexul independent Tudor–Art. Vânzări publice de artă [în] România, 2005–2016, 3a edizione, revisionata, Bucarest 2017, p. 147-149.

(scheda a cura di Cristian Ioan Popa; traduzione italiana di Cristian Luca)