Conferenza dell’Arch. dr. Paolo Tomasella, Lo stile architettonico Neoromeno nell’interpretazione di alcuni architetti e costruttori italiani

Conferenza dell’Arch. dr. Paolo Tomasella, Lo stile architettonico Neoromeno nell’interpretazione di alcuni architetti e costruttori italiani, rivolta agli studenti della Facoltà di Architettura e Urbanistica dell’Università Politecnica di Timişoara, Sala Conferenze dell’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia, giovedì 31 luglio 2025, ore 13:00

L’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia organizza – nell’ambito della collaborazione annuale con l’Università Politecnica di Timişoara e del Masterclass «Stili e linguaggi architettonici: architettura e design a Venezia» (28 luglio–1 agosto 2025) – giovedì 31 luglio 2025, alle ore 13:00, nella Sala Conferenze dell’Istituto, la conferenza Lo stile architettonico Neoromeno nell’interpretazione di alcuni architetti e costruttori italiani, tenuta dall’Arch. dr. Paolo Tomasella (Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia), rivolta agli studenti della Facoltà di Architettura e Urbanistica dell’Università Politecnica di Timişoara in occasione della mobilità di studio presso la 19ª edizione della Biennale Internazionale di Architettura di Venezia. Gli studenti laureandi in architettura avranno l’opportunità di conoscere l’interpretazione dello stile architettonico Neoromeno da alcuni architetti e imprenditori edili italiani che iniziarono la loro attività professionale in Romania nel periodo antecedente la Prima Guerra Mondiale, affermandosi nel campo dell’edilizia civile e conseguendo, fino alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, risultati di rilievo: ragguardevoli edifici che sono ancora in uso a Bucarest, Craiova, Constanţa, Predeal, Câmpina, ecc. Per quanto riguarda gli architetti e imprenditori edili italiani attivi in Romania nel periodo tra le due guerre mondiali, la conferenza verterà sulla figura di alcuni tra i più rappresentativi interpreti dello stile Neoromeno.

Victor Asquini (1892–1969), la cui famiglia era originaria del Friuli, svolse attività prevalente nella capitale romena. Per tutto il periodo interbellico Bucarest e le altre città della Romania divennero per molti giovani architetti italiani luoghi privilegiati di apprendimento, soprattutto nella pratica costruttiva, in virtù del variegato apporto di conoscenze dei numerosi tecnici colà giunti ad esercitare la professione dall’estero: essi contribuirono in modo determinante all’originalità dell’esperienza modernista romena.

Cesare Scoccimarro (1897–1953) giunse all’inizio dell’anno 1922 nella capitale romena in compagnia dell’amico Ermes Midena che, come lui, era un architetto da poco laureato e alla ricerca di nuove opportunità lavorative. I due furono attesi a Bucarest dall’architetto Victor Asquini, il quale era cugino di Midena. Cesare Scoccimarro ebbe modo di cimentarsi nella realizzazione a Bucarest di edifici residenziali il cui carattere architettonico è palesemente neoromeno, collaborando con l’architetto Ştefan Dumitrescu. Durante l’anno 1923 Scoccimarro collaborò con l’architetto Leon Silion nell’esecuzione di un progetto per la fabbricazione di un edificio composto di otto piani fuori terra, con negozi ed uffici che sorse lungo il Corso I. C. Brătianu, il Palazzo della Società l’Azione Economica della Romania, imponente edificio in stile Neoromeno completato nel 1925, ubicato a fianco della chiesa italiana di Bucarest dedicata al Santissimo Redentore. Sempre nel corso dell’anno 1923, questa volta in autonomia, giunse l’opportunità di realizzare il progetto di una villa residenziale a Bucarest edificata dall’impresa italiana Vignali & Gambara, già da tempo attiva in Romania.

Geniale Fabbro (1879–1954), originario di Rauscedo (Pordenone), fu impresario edile e maestro costruttore attivo in Romania nella prima metà del Novecento. S’impose come «baumeister» in virtù di una straordinaria capacità imprenditoriale e per non comuni abilità nell’arte del costruire, dimostrandosi un interprete dello stile architettonico Neoromeno. La famiglia Fabbro decise di affidare alle cure di Giuseppe e Bernardo Tommasini «Menis», muratori e impresari di Vivaro già presenti in Romania dal 1872, il giovane Geniale e il fratello Romeo (1876–1957) i quali, ancora adolescenti, diedero inizio al loro apprendistato lavorando come garzoni stagionali nei cantieri gestiti dagli stessi impresari vivaresi. A partire dal 1910, Fabbro riuscì a dare vita ad un’organizzata impresa edile: furono le riparazioni degli edifici pubblici e privati a favorirne l’avvio. La buona esecuzione di questi interventi costituì la premessa per l’assunzione di nuove commesse nell’ambito delle opere pubbliche. I primi mandati di natura pubblica, per conto del Ministero delle finanze, costituirono la premessa per una progressiva specializzazione che Fabbro, in qualità di «maestro costruttore di lavori pubblici e privati», assunse all’interno del campo delle costruzioni destinate all’amministrazione finanziaria romena. Queste opportunità misero ben presto in contatto l’impresario friulano con il noto architetto romeno Statie Ciortan (1876–1940), in quegli anni direttore capo del Servizio tecnico del Ministero delle finanze. Dall’inizio degli anni Venti e in seguito per un lungo periodo, l’attività professionale di Fabbro fu legata alla figura dell’architetto Ciortan, il quale, allievo del maestro Ion Mincu, fu in patria tra i principali promotori dello stile «Neoromânesc». Nel periodo 1927–1929 Fabbro costruì un complesso di edifici a carattere residenziale siti nel quartiere di Filaret, progettati dall’architetto Ciortan. Per mano dello stesso Fabbro, nel periodo 1930–1933, venne costruita la Casa di riposo per funzionari del Ministero delle finanze nella località montana di Predeal, edificio in stile neoromeno che può essere considerato una dei più significativi tra quelli portati a compimento da Fabbro in Romania. I buoni risultati tecnici e gli apprezzamenti a lui riconosciuti dalle massime autorità del Ministero, favorirono il consolidarsi di un proficuo rapporto di lavoro con lo stesso architetto romeno. Sotto la direzione di Statie Ciortan, Fabbro si trovò impegnato a Bucarest nella realizzazione di una serie di edifici civili, costruzioni che si caratterizzano per le accurate soluzioni formali, ove una serie di elementi di matrice classica si fonde assieme a motivi ed ornamentazioni di origine folclorica. Abile nell’interpretazione in chiave regionale dello stile neoromeno, Fabbro diede compimento a numerose costruzioni private e a case per la villeggiatura a Predeal. La morte dell’architetto Ciortan (1940) e le disastrose conseguenze della seconda guerra mondiale rallentarono bruscamente le attività lavorative di Fabbro. Così, nel marzo del 1952 optò per il rientro in Friuli, lasciando in Romania affetti familiari e gran parte dei beni materiali, e si spense a Rauscedo pochi anni dopo, il 31 dicembre 1954.

Lo stile Neoromeno fu il primo linguaggio architettonico ad imporsi nella Romania moderna: si sviluppò al volgere del XIX secolo in forma antagonista rispetto alla tradizione storicista ed eclettica che contemporaneamente si andava diffondendo nel resto d’Europa. Il Neoromeno si affermò in tutto il Paese come un linguaggio dal grande valore simbolico attraverso il quale riconoscersi come una coesa e rinnovata nazione sullo scenario culturale europeo. Il nuovo stile basò le sue fondamenta teoriche sullo studio dell’architettura storica, civile e religiosa locale proponendo, anche attraverso la reinterpretazione degli elementi figurativi di origine bizantina, il ritorno alle tradizioni decorative proprie dell’architettura popolare, mediate dagli influssi della contemporanea architettura eclettica e Art Déco. Fra i principali interpreti e promotori del rinnovamento dell’architettura romena possiamo annoverare Ion Mincu (Focşani, 1852–Bucarest, 1912), Petre Antonescu (Râmnicu Sărat, 1873–Bucarest, 1965), Statie Ciortan (Roşiuţa,1876–Bucarest, 1940) e Toma Traian Socolescu (Ploieşti, 1883–Bucarest, 1960) le cui rilevanti personalità furono in grado di catalizzare i sentimenti di risveglio intellettuale verso le arti, ponendo le basi per la teorizzazione dello stile Neoromânesc. L’architettura neoromena riuscì ad affermarsi come espressione dell’identità culturale nazionale per alcuni decenni ed ebbe certamente il compito di fungere da stimolo verso la ricerca storica e una migliore conoscenza del patrimonio architettonico regionale.

Paolo Tomasella, laureato in architettura presso l’Università IUAV di Venezia, architetto e dottore di ricerca in architettura tecnica presso l’Università di Trieste, ha conseguito il dottorato di ricerca in storia presso l’Università «Babeş–Bolyai» di Cluj-Napoca. Nel 1999 è stato borsista presso l’Università di Architettura e Urbanistica «Ion Mincu» di Bucarest e l’Università SS. Cirillo e Metodio di Skopje. È esperto presso l’Ente Regionale Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia. Ha condotto numerose ricerche e pubblicato diversi studi e saggi sulla storia dell’architettura e della città tra Ottocento e Novecento nell’area balcanica e danubiano–carpatica. Tra le pubblicazioni già realizzate sull’argomento si ricordano: Emigranti friulani in Romania dal 1860 ad oggi. Un protagonista ritrovato: Geniale Fabbro maestro costruttore, in collaborazione con Renzo Francesconi (Pordenone 2007); Veneti in Romania, con Roberto Scagno e Corina Tucu (Ravenna 2008); La nostalgia della casta bellezza. Victor Asquini architetto e le famiglie di Majano in Romania (Udine 2010); L’architettura contesa. Esperienze del moderno nella Venezia Giulia (Udine 2021).