- 3 September 2018 - 24 September 2018
- Tag Artă; Sbârciu; Cluj; pictură
Lunedì, 3 settembre 2018, dalle ore 18.30, presso la Piccola Galleria dell’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia sarà inaugurata la mostra d’arte contemporanea “Il sole nero di Roşia Montană” del reputato artista romeno Ioan Sbârciu, a cura del prof. Aurel Codoban.
“Il pittore Ioan Sbârciu (n. 1948) è, da tanti punti di vista, una personalità di eccezione nella famiglia delle arti visive romene. Artista di grande successo, lui non dà però credito al successo facile e ci tiene sempre a prevenire – da bravo pedagogo – i suoi discepoli sulle sue trappole. Personalità di spicco, Ioan Sbârciu preferisce la discrezione al mettersi in mostra e con grande generosità mette in luce o si mette in luce insieme a colleghi e studenti. Fondatore di istituzione ed edificatore di scuola – si vedrà un giorno quanto la Scuola di Cluj gli debba in termini di incoraggiamento, di spirito – lui non ha mai imposto le proprie opzioni, i propri mezzi artistici e non ha chiesto l’adattamento ad un sistema estetico chiuso. Per questa ragione ci può soltanto meravigliare l’aria di familiarità che irradia intorno a sé la presenza del maestro tra i suoi studenti delle nuove generazioni[…]
Il paradosso della personalità artistica di Ioan Sbârciu risiede in una certa forza intuitiva interiore che lo colloca in maniera molto equilibrata tra la tradizione e l’attualità nell'arte del pennello, tra il non figurativo astratto che punta sull'espressività della superficie pittorica e un figurativo fine e sensuale e, allo stesso tempo, lo colloca fuori dalle linee di una scuola o di discendenze facilmente identificabili. Questa forza interiore intuitiva ha molte sfaccettature e ricorrenze nei suoi accenti plastici personali, nella professionalità e nell'accuratezza del suo gesto pittorico, nella drammaticità coloristica e persino nelle dimensioni delle superfici di gran parte delle sue opere.
Partendo da questi dati, diventa evidente il fatto che i paesaggi – in quanto formula pittorica di organizzazione della tela in senso molto largo – non sono che l’opzione naturale per la materializzazione delle proprie esperienze esplorative. Tutto quanto costituisce la materia sensuale di questi paesaggi mitologico-poetici è così pluralmente simbolico da poter contenere l’esperienza personale più intima, l’atteggiamento più radicale di fronte alla realtà sociale e la problematizzazione ontologica più profonda. Eppure le tele di Ioan Sbârciu non contengono messaggi diretti, dimostrativi. In questi paesaggi poetici e pittorici vibra il mistero. Ma il loro nero non è qui l’opposto della trascendenza dell’aureola dei santi delle icone bizantine. Rappresenta, piuttosto, la preferenza del pittore Ioan Sbârciu per il mistero nelle condizioni di un mondo sempre più disincantato. La preferenza ricca di tensione tra la nostalgia affettuosa e l’ottimismo eroico di un pittore con temperamento romantico e affinità neo-espressioniste. Scuro, nero può essere soltanto quello che, per varie ragioni l’uomo non può vedere – poiché non ha più fiducia nella sua anima, poiché rifiuta la sua intuizione, poiché non ha sufficiente fede... In tal modo il mistero può essere tutto, proprio come il nero significa, paradossalmente, la co-presenza di tutti i colori[…]”
(Prof. Aurel Codoban)
La mostra, realizzata con il sostegno dell’Istituto Culturale Romeno di Bucarest, potrà essere visitata presso la Piccola Galleria dell’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia sito in Cannaregio 2211, entro il 24 settembre 2018, da mercoledì fino a lunedì, nell'intervallo orario 10-12 e 16-20. Media partner: Modernism.ro. Entrata libera.