Saga of the Solitary Painter. Ioan Dreptu | Curator: Erwin Kessler

L’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia e il Museo di Arte Recente organizzano, tra il 13 e il 31 gennaio 2023, la mostra di pittura “Saga of the Solitary Painter. Ioan Dreptu” a cura di Erwin Kessler.

Inaugurazione: venerdì, 13 gennaio 2023, ore 16:00–19:00.

La mostra resterà aperta al pubblico dal lunedì al venerdì e la domenica, con orario 10:00–12:00 e 16:00–19:00.


“Ioan Dreptu (1944–2008) ha studiato pittura, tra il 1963 e il 1969, presso l'Istituto di Belle Arti “Nicolae Grigorescu” di Bucarest. Per la sua maestria nella rappresentazione della realtà, sarebbe potuto diventare un artista di successo durante il regime comunista, ma la sua propensione artistica andava contro la propaganda ufficiale. Ha eseguito la pittura murale delle chiese dei villaggi di Robaia (Călimăneşti) e Copalnic–Mănăştur (nella Regione storica del Maramureş), dedicandosi con entusiasmo e passione, dal 1970 al 1989, al programma iconografico degli edifici di culto. Attraverso il suo peculiare linguaggio artistico surrealista è andato incontro alla marginalità e all’isolamento nella vita culturale della Romania del secondo Novecento. Prima del 1989, le opere di Ioan Dreptu si collocavano tra le pochissime forme di espressione artistica di contrasto al regime autoritario: includevano immagini di Stalin decapitato, recinzioni di filo spinato, tavoli di tortura, protesi, falce e martello, San Giorgio in decomposizione che uccideva banali draghi, ecc. I suoi dipinti rivelano molteplici forme contorte cariche di simboli che, nonostante un manierismo sarcastico e una nostalgia elitaria, riescono levare un grido di protesta”.

(Erwin Kessler)

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”Ioan Dreptu (1944–2008) studied painting between 1963–1969 at the Fine Arts Institute “Nicolae Grigorescu”, Bucharest. His mastery on realist representation could have made him into a successful artist of the communist regime. Instead, his artistic practice went against the official propaganda. He focused on public commissions of mural painting in churches from the villages of Robaia (Călimănești) and Copalnic-Mănăștur (Maramureș), which he painted dutifully from 1970 until 1989. On top of the ensuing isolation, his artistic marginality grew more through his private, surrealist artistic idiom. Prior to 1989, Ioan Dreptu’s works were among the very few instances of revolt in Romanian art, featuring a decapitated Stalin, barbed wire fences, torture tables, prosthetics, hammer and sickle, a decomposing, irradiated Saint George killing trivial dragons etc. It is an entire gallery of contorted symbolical shapes, with their corresponding codes, which, despite a certain mannerist sarcasm and elitist nostalgia, manages to emanate a clear scream of protest.”

(Erwin Kessler)