Nicolae Dărăscu (1883–1959), Chiesa di Santa Maria della Salute, olio su cartoncino, cm 57x49, N. inv. 769, firma in basso a destra: «Dărăscu», senza data [prima metà del Novecento], collezione del Museo di Arti Visive di Galaţi (Romania)
Il dipinto esposto nella mostra on-line raffigura la Chiesa di Santa Maria della Salute: osservato frontalmente, l’edificio si riflette nelle acque del Canal Grande. La tela è sviluppata su piani geometrizzati, ben definiti, la composizione è organizzata con direttrici verticali e orizzontali. Domina una gamma cromatica fredda di grigi bluastri e verdastri, in contrasto con i caldi accenti ocra e rossi disposti con intensità variabile. I contrasti chiaroscurali mettono in evidenza il primo piano e lo sfondo della composizione pittorica. La pennellata è energica e frammentata.
Nicolae Dărăscu (1883, Giurgiu–1959, Bucarest) fu uno dei più importanti pittori romeni del Novecento: artista rappresentativo della scuola nazionale di pittura che lui stesso contribuì a plasmare, in un clima culturale, fecondo e aperto a nuove idee, che segnò un salto di qualità delle arti visive in Romania nei primi decenni del XX secolo. Paesaggista per antonomasia, Dărăscu subì, durante il periodo di formazione e nei successivi soggiorni di lavoro in Francia, l’influsso degli ambienti impressionisti e di artisti neoimpressionisti, diventando uno dei migliori esponenti di queste correnti artistiche nella Romania del primo dopoguerra. Nicolae Dărăscu ha studiato pittura all’Accademia di Belle Arti di Bucarest, tra il 1902 e il 1906, sotto la guida del pittore accademista George Demetrescu Mirea (1852–1934). Conseguita la Laurea in Pittura, Dărăscu ottenne una borsa di studio per perfezionarsi presso l’Accademia Julian di Parigi, che egli desiderava frequentare, da una parte, perché spinto dall’ammirazione per gli artisti Nicolae Grigorescu (1838–1907) e Ştefan Luchian (1868–1916), entrambi formatisi in questa celebre istituzione privata, dall’altra perché condivideva con i neoimpressionisti non poche concezioni estetiche. All’epoca, infatti, Dărăscu era alla ricerca di una propria identità artistica, diversa da quella proposta in Romania da una creatività ancora legata alla tradizione dell’accademismo. Nel periodo parigino, Dărăscu studiò e lavorò dapprima all’Accademia Julian, sotto la guida di Jean–Paul Laurens (1838–1921), negli anni 1906–1907, quindi passò alla École des Beaux-Arts, studiando con Luc–Olivier Merson (1846–1920). Viaggiatore instancabile, che prediligeva la tecnica pittorica «en plein air», visse e lavorò nella Francia meridionale, a Tolone e a Saint-Tropez (1908), poi si trasferì a Venezia (1909) e da qui nelle verdeggianti campagne romene, disseminate di casali, frutteti, pascoli e tenute agricole; infine raggiunse il litorale del Mar Nero, in particolare Mangalia e Balcic, nella Dobrugia meridionale (1919). Rimase, comunque, fortemente legato agli ambienti artistici occidentali anche dopo il ritorno in patria, continuando ad ampliare i suoi orizzonti nella ricerca di nuove forme di espressione artistica. Dărăscu divenne uno dei paesaggisti maggiori e più originali, incisivi e dinamici, della scuola romena di pittura del primo Novecento, attestandosi tra i protagonisti dell’arte romena del primo dopoguerra. I primi tre decenni del Novecento furono probabilmente il periodo di maggior fermento dell’arte romena, di pari passo con il processo di modernizzazione della cultura e della società della Romania. Per la forza espressiva e la vitalità cromatica della sua opera, Dărăscu interpretò il genere del paesaggio secondo chiavi di lettura prevalentemente neoimpressioniste.
Nei dipinti di Nicolae Dărăscu, il rapporto tra luce e colore si coniuga con la sensibilità che l’artista dimostra per il frenetico ritmo della vita quotidiana. Questa sensibilità è facilmente percepibile nelle tele che raffigurano paesaggi delle città portuali europee, nelle quali Dărăscu si trovò spesso a suo agio nel dipingere «en plein air» da varie angolature, impiegando una cromatica piuttosto costante: tonalità di blu, verde, rosso, giallo e a volte anche di indaco, bianco e nero. Pur eccellendo nei paesaggi marini e mediterranei, Dărăscu era affascinato dai giochi di luce che modulano il paesaggio rurale romeno, soprattutto nelle aree collinari, dove la linea dell’orizzonte si confonde con l’ondulato profilo delle alture pedemontane, ricoperte di pascoli e boschi di latifoglie. Quando l’artista si dedica invece al paesaggio urbano, è la città di Venezia ad assumere per lui un ruolo determinante. A Venezia Dărăscu tornò ogni volta che ne ebbe l’occasione. Vi soggiornò per un anno, tra il 1915 e il 1916, rientrando a Bucarest poco prima dell’ingresso della Romania nella Grande Guerra. Tornò poi con regolarità nella città marciana durante il dopoguerra, negli anni ‘20 e ‘30 del Novecento.
Nicolae Dărăscu ha esposto a Bucarest in molteplici mostre personali (1911, 1913, 1914, 1924) e collettive (1919, 1937), ma la più ampia e rappresentativa, nella sua carriera artistica, è stata quella inaugurata nel 1936: una mostra personale che raccoglieva opere particolarmente rilevanti per il suo percorso artistico. Dărăscu ha esposto alcuni dei suoi dipinti alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia nel 1940 e 1942. Nel 1936, ormai cinquantatreenne, Nicolae Dărăscu ottenne la cattedra di pittura all’Accademia di Belle Arti di Bucarest, dove insegnò anche dopo il raggiungimento dell’età pensionabile, fino al 1950. Negli ultimi anni della sua vita, quando ormai la malattia gli impediva di lavorare a pieno ritmo, visse sulle colline della Romania meridionale, tra le cittadine di Câmpulung Muscel e Curtea de Argeş, dove si dedicò alla raffigurazione di particolari prospettive del paesaggio rurale.
[scheda a cura di Cristian Luca]
Vasile Dobrian (1912–1999), Ambiente veneziano, olio su cartoncino, cm 70x59, N. inv. 2838, firma e data in basso a destra: «Dobrian, [1]972», collezione del Museo di Arti Visive di Galaţi (Romania)
L’opera di Vasile Dobrian esposta nella mostra on-line è una composizione realizzata in tecnica mista, olio su cartoncino. Le grandi campiture geometriche violette, verdi, ocra, rosse, brune e nere costruiscono con finezza, in una proiezione in cui la geometria architettonica è attentamente elaborata, la rappresentazione di uno scorcio cittadino di Venezia. Sebbene i tratti siano stilizzati, le forme sono limpidamente definite, la tavolozza dei colori è luminosa, gli effetti di luce e ombra si rivelano un artificio virtuosistico dell’artista, mirato a rendere più profonda la prospettiva dello spettatore.
Vasile Dobrian (1912, Sibiu–1999, Bucarest), grafico, pittore, illustratore e poeta, si è laureato all’Accademia di Belle Arti di Bucarest nel 1935, formandosi sotto la guida dei professori e artisti romeni Nicolae Tonitza (1886–1940), Francisc Şirato (1877–1953) e Jean Alexandru Steriadi (1880–1956). Ha lavorato come disegnatore all’Istituto Centrale di Statistica di Bucarest (1939–1945), poi come docente alla Scuola Superiore d’Arte di Bucarest (1945–1949), professore e direttore di studi all’Istituto Universitario di Belle Arti di Iaşi (1949–1953) e alla Scuola Media di Arti Plastiche di Iaşi (1953–1956). Con il grafico Aurel Mărculescu (1900–1947), Dobrian ha fondato il gruppo «Grafic» (1939–1947). Estremamente versatile, la sua produzione artistica comprende opere di grafica, pittura, disegno, collage, installazioni e fotografie. Ha esposto dipinti e opere di grafica alle Esposizioni ufficiali di Bucarest (1935–1945). Inoltre, ha esposto in 20 esposizioni personali e in 23 collettive, nella capitale e in altre città della Romania, come Baia Mare (1962), Timişoara (1963), Bacău (1964), Cluj-Napoca, Râmnicu Sărat, Galaţi, Ploieşti, Brăila (1965–1967). È stato presente con le sue opere alle mostre collettive di arte romena contemporanea organizzate all’estero, ma anche in altre esposizioni internazionali: Lugano (1954), Biennale Internazionale d’Arte di Venezia (1960, 1962), Ljubljana (1961, 1965), Leningrado (1963), Biennale Internazionale d’Arte di São Paulo (1963), Tokio (1967), Berlino (1967), Biennale Internazionale della Grafica d’Arte di Firenze (1968, 1970), II Biennale Internazionale dell’Incisione di Pescia (1968), Linz (1968), Varsavia (1970). Autore di grafica militante, ispirata dalla realtà sociale dei suoi tempi, nella maturità Vasile Dobrian si è rivelato anche nella veste di artista d’avanguardia, sfruttando gli effetti visivi dei contrasti fra colori accesi e l’estetica dei simboli. È stato un grafico apprezzato, con una produzione ricca e rilevante dal punto di vista artistico, e ha pubblicato alcune opere che raccolgono la sua produzione del periodo interbellico: «Domino» (1936), «Patimi omeneşti» (1937), «Instantanee din viaţa oraşului» (1938), «Ciclul morţii» (1942), «Drumul unei vieţi» (1946). Si è dimostrato, inoltre, un talentuoso poeta avanguardista: fra i vari volumi di poesie che ha pubblicato, «Un anumit anotimp» (1977) è ritenuto il più importante. Le sue opere, eseguite con diverse tecniche, si trovano in collezioni pubbliche (Museo Nazionale d’Arte di Bucarest, Museo Nazionale Brukenthal di Sibiu, Museo d’Arte di Constanţa, Museo di Arti Visive di Galaţi, Museo Regionale d’Arte di Baia Mare) e private in Romania e all’estero (Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Germania, Ungheria). Nella sua lunga carriera gli sono stati tributati i meritati onori, ricevendo molti premi e distinzioni, come il Premio «Gheorghe D. Pallade» (1935), il Premio del Ministero delle Arti (1943, 1946), l’Ordine «Merito Culturale» (1971), il Premio del Comitato di Stato per la Cultura e l’Arte (1971), ed è stato anche nominato membro onorario straniero dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze e Medaglia d’Onore e membro onorario dell’Accademia Internazionale «Tommaso Campanella» di Roma.
(scheda a cura di Gheorghe Andreescu; traduzione italiana di Anita Paolicchi)
Gheorghe Andreescu (n. 1946), Venezia, olio su tela, cm 44x46, firma, dedica e data in basso a sinistra: «Gheorghe Andreescu», 1988, collezione del Museo di Arti Visive di Galaţi (Romania)
L’opera esposta nella mostra on-line è una composizione che esprime la visione di Gheorghe Andreescu della città lagunare a partire da alcuni elementi tipici del paesaggio urbano di Venezia: le gondole, le torri campanarie, la cupola emisferica della Chiesa barocca di Santa Maria della Salute. È una composizione pittorica figurativa che ricorre a elementi ridotti a forme astratte per mettere in risalto la peculiarità e l’unicità della città di Venezia. L’artista sceglie la palette cromatica adatta alla sua visione schematizzata dell’ambiente urbano veneziano: il nero che tratteggia le forme architettoniche, il blu sfumato che s’intreccia al nero per raffigurare le acque dell’Adriatico nel Canal Grande, l’indaco sbiadito degli edifici che si affacciano sulla maggiore via d’acqua interna di Venezia.
Gheorghe Andreescu, nato il 29 luglio 1946 a Galaţi, è pittore, grafico, scultore, scenografo e restauratore. Nel 1973 si è laureato all’Istituto Universitario di Belle Arti «Nicolae Grigorescu» di Bucarest, sotto la guida della professoressa Ileana Balotă (1927–1996). Ha operato alcuni anni come restauratore al Museo Peleş di Sinaia, come specialista in restauro del vetro e dei metalli, e un anno al Museo Nazionale d’Arte di Bucarest. È membro dell’Unione degli Artisti Plastici di Romania, Sezione di Grafica, e ha partecipato, a partire dal 1974, a tutte le manifestazioni espositive della Filiale di Galaţi. Per tre decenni, a partire dal 1975, è stato museografo al Museo di Arti Visive di Galaţi, dove ha organizzato oltre 40 esposizioni di arte contemporanea romena. A Galaţi ha anche realizzato alcune opere di arte monumentale. Ha esposto in oltre 30 mostre personali in Romania e in oltre 20 mostre collettive all’estero, fra queste ultime si ricordano in particolare quelle che si sono tenute al Museo d’Arte Contemporanea di Tokyo (1995), Museo d’Arte di Silistra (2004), Galleria Civica di Ruse (2004), Kunsthalle Wien (2004), Budapesti Román Kulturális Intézet (2005), Artothèque de Pessac (2007), Centre d’art contemporain de Saint-Gaudens (2007–2009), Galleria Civica del Museo di Storia di Balčik (2009–2011, 2016–2017), The International Fair of Arts and Crafts «Bulgarika» di Varna (2012–2016), Five Plus Art Gallery di Vienna (2015). Fra le mostre personali all’estero si menzionano: Kunstverein Ulm (1998), Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia (2001), Institut Culturel Roumain de Paris (2002), Rumänischen Kulturinstitut in Wien (2005), Auditorium Lyon (2006), Accademia di Romania in Roma (2010). Residenze nazionali e internazionali per la creazione e la sperimentazione artistica: Galaţi (1995), Dragoslavele (2000), Celic Dere–Argamum (2004, 2005, 2008), Balčik (2009–2011), UNESCO Artist-in-Residence Programme di Zadar (2010).
(scheda a cura di Mariana Cocoş; traduzione italiana di Anita Paolicchi)