- 24 September 2020
- Etichete Institutul Român de Cultură și Cercetare Umansitică de la Veneția IRCCU Veneția Institutul Cultural Român ICR Nicolae Dărăscu
Nicolae Dărăscu (1883–1959), Paesaggio di Venezia [invece vista del Canal Vena di Chioggia, retro della Chiesa di San Giacomo], olio su tela, cm 55x46, N. inv. 147, firma in basso a destra: «Dărăscu», senza data [prima metà del Novecento], collezione del Museo Regionale d’Arte Prahova «Ion Ionescu Quintus» di Ploieşti (Romania).
Nicolae Dărăscu (1883–1959), Mattina presto a Venezia (Paesaggio marino) [Riva degli Schiavoni], olio su tela, cm 65x81, N. inv. 588, firma in basso a sinistra: «Dărăscu», senza data [prima metà del Novecento], collezione del Museo Regionale d’Arte Prahova «Ion Ionescu Quintus» di Ploieşti (Romania).
Nicolae Dărăscu (1883, Giurgiu–1959, Bucarest) fu uno dei più importanti pittori romeni del Novecento: artista rappresentativo della scuola nazionale di pittura che lui stesso contribuì a plasmare, in un clima culturale, fecondo e aperto a nuove idee, che segnò un salto di qualità delle arti visive in Romania nei primi decenni del XX secolo. Paesaggista per antonomasia, Dărăscu subì, durante il periodo di formazione e nei successivi soggiorni di lavoro in Francia, l’influsso degli ambienti impressionisti e di artisti neoimpressionisti, diventando uno dei migliori esponenti di queste correnti artistiche nella Romania del primo dopoguerra. Nicolae Dărăscu ha studiato pittura all’Accademia di Belle Arti di Bucarest, tra il 1902 e il 1906, sotto la guida del pittore accademista George Demetrescu Mirea (1852–1934). Conseguita la Laurea in Pittura, Dărăscu ottenne una borsa di studio per perfezionarsi presso l’Accademia Julian di Parigi, che egli desiderava frequentare, da una parte, perché spinto dall’ammirazione per gli artisti Nicolae Grigorescu (1838–1907) e Ştefan Luchian (1868–1916), entrambi formatisi in questa celebre istituzione privata, dall’altra perché condivideva con i neoimpressionisti non poche concezioni estetiche. All’epoca, infatti, Dărăscu era alla ricerca di una propria identità artistica, diversa da quella proposta in Romania da una creatività ancora legata alla tradizione dell’accademismo. Nel periodo parigino, Dărăscu studiò e lavorò dapprima all’Accademia Julian, sotto la guida di Jean–Paul Laurens (1838–1921), negli anni 1906–1907, quindi passò alla École des Beaux-Arts, studiando con Luc–Olivier Merson (1846–1920). Viaggiatore instancabile, che prediligeva la tecnica pittorica «en plein air», visse e lavorò nella Francia meridionale, a Tolone e a Saint-Tropez (1908), poi si trasferì a Venezia (1909) e da qui nelle verdeggianti campagne romene, disseminate di casali, frutteti, pascoli e tenute agricole; infine raggiunse il litorale del Mar Nero, in particolare Mangalia e Balcic, nella Dobrugia meridionale (1919). Rimase, comunque, fortemente legato agli ambienti artistici occidentali anche dopo il ritorno in patria, continuando ad ampliare i suoi orizzonti nella ricerca di nuove forme di espressione artistica. Dărăscu divenne uno dei paesaggisti maggiori e più originali, incisivi e dinamici, della scuola romena di pittura del primo Novecento, attestandosi tra i protagonisti dell’arte romena del primo dopoguerra. I primi tre decenni del Novecento furono probabilmente il periodo di maggior fermento dell’arte romena, di pari passo con il processo di modernizzazione della cultura e della società della Romania. Per la forza espressiva e la vitalità cromatica della sua opera, Dărăscu interpretò il genere del paesaggio secondo chiavi di lettura prevalentemente neoimpressioniste.
Nei dipinti di Nicolae Dărăscu, il rapporto tra luce e colore si coniuga con la sensibilità che l’artista dimostra per il frenetico ritmo della vita quotidiana. Questa sensibilità è facilmente percepibile nelle tele che raffigurano paesaggi delle città portuali europee, nelle quali Dărăscu si trovò spesso a suo agio nel dipingere «en plein air» da varie angolature, impiegando una cromatica piuttosto costante: tonalità di blu, verde, rosso, giallo e a volte anche di indaco, bianco e nero. Pur eccellendo nei paesaggi marini e mediterranei, Dărăscu era affascinato dai giochi di luce che modulano il paesaggio rurale romeno, soprattutto nelle aree collinari, dove la linea dell’orizzonte si confonde con l’ondulato profilo delle alture pedemontane, ricoperte di pascoli e boschi di latifoglie. Quando l’artista si dedica invece al paesaggio urbano, è la città di Venezia ad assumere per lui un ruolo determinante. A Venezia Dărăscu tornò ogni volta che ne ebbe l’occasione. Vi soggiornò per un anno, tra il 1915 e il 1916, rientrando a Bucarest poco prima dell’ingresso della Romania nella Grande Guerra. Tornò poi con regolarità nella città marciana durante il dopoguerra, negli anni ‘20 e ‘30 del Novecento.
Nicolae Dărăscu ha esposto a Bucarest in molteplici mostre personali (1911, 1913, 1914, 1924) e collettive (1919, 1937), ma la più ampia e rappresentativa, nella sua carriera artistica, è stata quella inaugurata nel 1936: una mostra personale che raccoglieva opere particolarmente rilevanti per il suo percorso artistico. Dărăscu ha esposto alcuni dei suoi dipinti alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia nel 1940 e 1942. Nel 1936, ormai cinquantatreenne, Nicolae Dărăscu ottenne la cattedra di pittura all’Accademia di Belle Arti di Bucarest, dove insegnò anche dopo il raggiungimento dell’età pensionabile, fino al 1950. Negli ultimi anni della sua vita, quando ormai la malattia gli impediva di lavorare a pieno ritmo, visse sulle colline della Romania meridionale, tra le cittadine di Câmpulung Muscel e Curtea de Argeş, dove si dedicò alla raffigurazione di particolari prospettive del paesaggio rurale.
[scheda a cura di Cristian Luca]