«Monumenta Cartographica Dacoromaniae – Le terre romene nella cartografia storica a stampa del Cinque–Settecento»: Nicolas de Fer, Reinier Ottens, Joshua Ottens

Nicolas de Fer (1646/1647–1720), Le théâtre de la guerre sur les frontières des deux empires depuis Vienne jusques à Constantinople, où se trouvent la Hongrie, la Transilvanie, la Valaquie, la Moldavie, l’Esclavonie, la Bosnie, la Servie et la Bulgarie, la république de Raguse et partie de la Dalmatie, de l’Albanie et de la Romanie, tiré de plusieurs voyages et ambassades par N. de Fer, Géographe de sa Majesté Catholique et de Monseigneur le Dauphin, editore e stampatore: Jacques–François Bénard (16??–1751), Parigi 1737, cm 58x49, incisione in rame, carta, coloritura coeva ad acquerello, collezione della Det Kongelige Bibliotek København/The Royal Library in Copenaghen (Danimarca) (per uso non commerciale, a fini culturali ed educativi).


Nicolas de Fer (1646/1647–1720) nacque nel 1646/1647 a Parigi, terzogenito di Antoine de Fer, mercante di stampe e carte geografiche, e di Geneviève de Fer. Appena dodicenne, Nicolas de Fer divenne apprendista incisore nella bottega dell’incisore lionese di origini fiamminghe Louis Spirinx (1596–1669). Nel 1669, De Fer stilò e pubblicò la sua prima carta geografica: «Le canal royal de Languedoc». Alla morte di Antoine de Fer, avvenuta nel giugno 1673, la moglie, Geneviève de Fer, assunse la gestione dell’officina cartografica e stamperia di famiglia a Parigi, la cui produttività e reddittività erano già in declino. Così, Geneviève de Fer lasciò la direzione della bottega al figlio, Nicolas, il quale risanò i conti e riassestò la produzione di mappe e stampe, pubblicate dal 1687 sotto il marchio commerciale «Quai de l’Horloge». Grazie alla sua attività di incisore, cartografo, geografo ed editore, nel 1690 De Fer divenne geografo ufficiale del «Grand Dauphin» Luigi di Francia (1661–1711). Senza badare troppo alla precisione geografica e, dunque, all’accuratezza «scientifica» delle carte geografiche, Nicolas de Fer puntava alla produttività, incentrata sulle qualità estetiche e decorative delle mappe, e sull’ampia diffusione dell’ingente quantità di stampati immessi sul mercato europeo della cartografia commerciale. Quindi, le sue carte geografiche spesso contengono errori topografici, confusioni e imprecisioni riguardanti i toponimi e gli idronimi, poiché privilegiano gli aspetti artistici rispetto all’accuratezza della rappresentazione. Grazie ai suoi legami con i reali di Francia, Nicolas de Fer divenne nel 1702 geografo ufficiale del re di Spagna Filippo V di Borbone (1700–1746), mettendosi al servizio della propaganda borbonica ed enfatizzando, attraverso la sua produzione di mappe e stampe, la politica estera del Re Sole, Luigi XIV. Avvalendosi dello status privilegiato di geografo del Casato dei Borboni di Francia e Spagna, l’attività di Nicolas de Fer conobbe uno sviluppo esponenziale: centinaia di carte geografiche, piante di città, mappe murali, atlanti di diversi formati, stampe varie furono messe in vendita sul mercato nazionale ed europeo della cartografia commerciale. Il Regno di Francia, il «Nuovo Mondo», il continente europeo, le fortezze di Vauban, le battaglie della Guerra di successione spagnola (1700–1713), ecc., furono altrettanti temi della proficua produzione di mappe e stampe dell’officina «Quai de l’Horloge» di Nicolas de Fer. Dopo la morte di De Fer, avvenuta il 25 ottobre 1720, i suoi generi, Guillaume Danet (1670?–1732) e Jacques–François Bénard (16??–1751), entrambi incisori, editori e mercanti di stampe e carte geografiche, continuarono la produzione cartografica, dividendosi le matrici in rame del defunto suocero. Danet fu mercante, editore e cartografo che sposò la figlia di Nicolas de Fer nel 1695 e, alla morte di quest’ultimo, ereditando metà delle matrici in rame e degli stampati, tra mappe, piani urbanistici, carte da gioco, continuò a pubblicare i prodotti del defunto suocero. Nel 1732, alla scomparsa di Guillaume Danet, la stamperia fu rilevata dalla vedova e la produzione proseguì fino al suo decesso, nel 1746.


Nicolas de Fer, uno dei più produttivi e attivi cartografi a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo, e soprattutto nei primi decenni del Settecento, ha realizzato e dato alle stampe circa 600 mappe, piante di città, stampe varie, incluse le mappe murali di grandi dimensioni. De Fer ha collaborato con alcuni tra i più noti incisori e disegnatori dell’epoca, come Hendrick van Loon e Nicolas Guérard (1648?–1719) e tanti altri. Dopo il «Méthode pour apprendre facilement la Géographie» (1685), De Fer pubblicò nel 1697 il «Petit et Nouveau Atlas», il suo primo atlante del mondo. La sua raccolta principale di carte geografiche è l’«Atlas Curieux» del 1700, però la produzione di De Fer conta numerosi altri atlanti: «Les Côtes de France» (1690), «La France triomphante sous le règne de Louis le Grand» (1693), «Atlas Royal» (1695), «Atlas ou recueil de cartes géographiques dressées sur les nouvelles observations» (1709), «La Sphère Royale» (1717).


La carta del «teatro di guerra» dell’Europa Orientale, area contesa tra il Sacro Romano Impero e l’Impero Ottomano, che si disputavano l’egemonia in questa parte del continente, fu realizzata e pubblicata da Nicolas de Fer nel 1705–1707. La mappa esposta nella mostra on-line è l’edizione del 1737, pubblicata a Parigi dal genero dell’autore, l’incisore ed editore Jacques–François Bénard, che aveva ereditato metà delle matrici in rame del defunto cartografo. Sebbene non abbia precisione topografica, e i toponimi e gli idronimi sono spesso erroneamente ubicati sul territorio, la carta geografica del cartografo francese individua correttamente i Principati Romeni nei loro confini naturali nell’area dell’Europa Orientale, compresi tra il Danubio a Sud e il Dniester ad Est. Si tratta di una mappa che era stata precedentemente pubblicata, nel 1703, in una versione quasi simile, dal concorrente di Nicolas de Fer, il cartografo e geografo Guillaume Delisle (1675–1726), in un’edizione molto più rigorosa che utilizzava le determinazioni astronomiche e matematiche per correggere gli errori di rappresentazione grafica del corso del Danubio e di alcuni affluenti del grande fiume.



Reinier Ottens (1698–1750), Joshua Ottens (1704–1765), Novissima Tabula Regni Hungariae et Regionum quondam ei unitarum ut Transilvaniae, Valachiae, Moldaviae, Serviae, Romaniae, Bulgariae, Bessarabiae, Croatiae, Bosniae, Dalmatiae, Slavoniae, Morlachiae, et Reipublicae Ragusanae. Accedit Pars magna Dominii Veneti, Maris Adriatici et Regionum adjacentium. Totus pene Danubius, Regiones quas praeters fluviiq‹ue›, omnes qui in eum influunt exactissime juxta meliorum Geographorum observationes hic quo‹que› demonstrantur, auctore Reinier & Iosua Ottens Geographo Amstelodamensi; J. Keyser [Jacob Keyser (1703–1747)] schulpcit, Amsterdam senza data [1725–1750], cm 50x90 (mappa), cm 56,5x96,5 (foglio), incisione in rame, carta, coloritura coeva ad acquerello, collezione privata.


Joachim Ottens (1663–1719) fu un incisore, cartografo, editore e libraio amsterdamese, fondatore dell’omonima stamperia e bottega cartografica. Impiegato come incisore presso l’officina cartografica di Frederik de Wit/Frederick de Witt (1629/1630–1706), Joachim Ottens avviò la propria produzione di stampe e carte geografiche verso la fine degli anni ‘80 de XVII secolo. Dopo la sua scomparsa, avvenuta il 28 giugno 1719, la vedova continuò l’attività insieme ai figli Reinier (1698–1750) e Joshua Ottens (1704–1765), pubblicando carte geografiche, piante di città, stampe sciolte. Reinier Ottens non ebbe figli, quindi alla sua scomparsa, nel gennaio 1750, l’officina cartografica e stamperia fu rilevata dal fratello Joshua Ottens. I fratelli Reinier e Joshua Ottens produssero una notevole quantità di carte geografiche, riproducendo, modificando e aggiornando la maggior parte delle mappe all’epoca in vendita sul mercato della cartografia commerciale. Essi realizzavano carte geografiche e stampe su ordinazione, artisticamente decorate e con la coloritura finemente eseguita. Su committenza, pubblicarono anche atlanti in volume unico e atlanti tascabili in tirature diverse, che variavano a seconda della richiesta sul mercato locale ed europeo. L’apice della produzione cartografica dei fratelli Ottens fu l’«Atlas Maior», dato alle stampe presso la loro stamperia di Amsterdam nel 1740, che raccoglieva 800 carte geografiche di diversi autori. Per l’impresa editoriale adoperarono anche le numerose matrici in rame acquistate dall’officina cartografica dei Danckerts, ritoccando le lastre e sostituendo con i propri nomi quelli dei cartografi, incisori ed editori che avevano pubblicato le precedenti edizioni.


La carta dell’Ungheria e dell’area danubiana e balcanica dei fratelli Ottens è una lieve rielaborazione della precedente edizione della stessa mappa, realizzata e pubblicata ad Amsterdam nel 1718–1719 dal loro padre, Joachim Ottens, che si ispirava alle carte del corso del Danubio dei cartografi ed editori Sigmund von Birken (1626–1681), Frederik de Wit/Frederick de Witt (1629/1630–1706), Jakob von Sandrart (1630–1708), Carel Allard/Carolus Allard (1648–1709), che a loro volta avevano preso a piene mani dalle carte dei grandi cartografi Jodocus Hondius (1563–1612), Willem Janszoon Blaeu (1571–1638), Johannes Janssonius (1588–1664), Nicolas Sanson (1600–1667). Realizzata nell’officina cartografica degli Ottens, la mappa decorativa barocca, uscita dalle stampe ad una data ignota del periodo 1725–1750, raffigura i Principati Romeni quasi esattamente come nella carta geografica dell’incisore e cartografo tedesco Matthäus Seutter (1678–1757), quindi non ha precisione topografica ed è inesatta e sintetica nella raffigurazione dei toponimi e degli idronimi, ma individua correttamente la Valacchia e la Moldavia come principati autonomi vassalli dell’Impero Ottomano, ciascuno ubicato nei suoi confini naturali, erroneamente delimitati sulla mappa, mentre la Transilvania è raffigurata come provincia dell’Impero Asburgico. La carta geografica dei fratelli Ottens è stata apprezzata soprattutto per la qualità estetica dell’incisione, realizzata dall’incisore Jacob Keyser (1703–1747), e della cartuccia riccamente decorata, come della coloritura artistica finemente eseguita. Il cartiglio, molto elaborato, situato nel basso a sinistra, è sormontato dall’aquila bicipite degli Asburgo, salvaguardata da un angelo che inneggia alla vittoria suonando la tromba e tenendo nella mano sinistra una corona trionfale. Un comandante militare, probabilmente Eugenio di Savoia, che indossa i tipici indumenti dell’epoca, quindi camicia, gilet, soprabito di colore rosso porpora, calzoni bianchi, parrucca nera e tricorno, calpesta uno scudo che reca la mezzaluna come simbolo dell’Islam, ricevendo la resa degli Ottomani inginocchiati è raffigurati in atto di consegnare le loro scimitarre.